Lo scultore del ghiaccio Egidio Petri

Con sega e scalpello ben affilati scolpisce grandi blocchi di ghiaccio, ricavati dalle superfici dei laghi. È il particolare mestiere della montagna Egidio Petri, scultore del ghiaccio, intervistato dalla classe 1aC dell’Istituto Salesiano Maria Ausiliatrice di Trento.

Perché ha scelto questo mestiere?

Avevo più o meno la vostra età, e frequentavo le medie: non lo consideravo un mestiere, per me era una passione. Poi piano piano è diventato anche il mio mestiere… Non l’ho scelto, mi sono appassionato! Oggi faccio lo scultore a tempo pieno, anche se una parte del mio tempo la dedico all’insegnamento della scultura: a Piné, a Cembra, a Civezzano, anche a Trento nelle scuole professionali del legno.

Da quanti anni fa questo lavoro?

Ufficialmente da 37 anni, in realtà da sempre, da quando sono stato capace di tagliere un pezzo di legno con il coltellino. Quando ho deciso di farne il mio mestiere, mi sono detto: “Quest’anno faccio lo scultore, un altr’anno si vedrà”. Mi trovo alla soglia dei sessant’anni e continuo a dire che farò lo scultore.

Lei lavora solo il ghiaccio?

No, anzi. Sono partito dal legno: viviamo in mezzo alle montagne, siamo circondati dagli alberi e abbiamo tanti bei legni, quindi quello è stato il primo materiale. Poi ne ho provati anche altri, ad esempio il ghiaccio. Ma scolpire il ghiaccio resta un mestiere “complementare”…

Qual è il suo materiale preferito?

Il ghiaccio è molto affascinante, però alla fine preferisco il legno. Perché è qualcosa che rimane, non è effimero.

Qual è invece la materia più difficile da lavorare?

Non ci sono materiali difficili. Anche il ghiaccio sa essere tenero. La più scomoda però è la pietra, perché si lavora in una situazione un po’ spiacevole e precaria, fuori dal laboratorio, c’è molta polvere, molto rumore, ci si muove male…

Che strumenti utilizza per lavorare il ghiaccio?

Gli stessi che uso per il legno: seghe, scalpelli… l’importante è che siano molto affilati: più tagliano, più si riesce a risolvere bene il lavoro.

E se si sbaglia?

Se è molto freddo si può aggiungere un pezzo di ghiaccio usando l’acqua come colla. L’acqua serve anche alla fine per “pulire” il lavoro. Un secchio d’acqua calda versato sulla scultura la leviga e la rende molto bella, molto lucida.

Lei lavora solo in Trentino?

Principalmente sì, precisamente a Stedro di Segonzano dove ho la mia famiglia e il mio laboratorio. Però ho girato il mondo: per vedere altri modi di lavorare, incontrare persone…

Da dove ricava il ghiaccio che poi scolpisce?

Generalmente viene ricavato dai laghi. In Trentino abbiamo molti laghi, anche in quota. In inverno sulla superficie dei laghi si creano degli spessori di ghiaccio abbastanza consistenti, che vengono tagliati con la motosega. All’estero invece ci sono addirittura delle ditte che producono ghiaccio: quindi si può comprare, sotto forma di blocchi. Il ghiaccio industriale viene prodotto ad esempio per refrigerare il pesce, e viene trasportato con i camion frigo.

Si può costruire da soli un cubo di ghiaccio da scolpire?

In situazioni molto fredde, stratificando l’acqua, si può riuscire ad ottenere un bel blocco. Ma non è così facile, e poi il ghiaccio non sarà molto trasparente…

Di solito che cosa sono le sue sculture?

L’ultima che ho fatto era un’ape! Però con il legno, per conto di un’importante azienda trentina nel settore dei parchi. Ho lavorato anche molto per le chiese, ho fatto altari, statue… Ho lavorato anche in Vaticano. L’ultima scultura in ghiaccio invece l’ho fatta qualche tempo fa. Ormai arriva il caldo…

Qual è la sua scultura preferita?

È difficile rispondere… Come un papà con tanti figli non sa scegliere il suo preferito: sono tutti belli. La mia prossima scultura promette di essere un’opera memorabile, ma non posso svelarvi di più.

Quanti giorni ci vogliono per dare forma ad una scultura?

Ci sono sculture che fai in un giorno, altre in un mese, dipende sempre dalla difficoltà e dalla dimensione del lavoro.

Quanto dura una scultura di ghiaccio?

Il fattore tempo atmosferico è fondamentale. Se è freddo, può durare anche un mese. Se invece fa caldo la sua “dipartita” è inesorabile… Quando si partecipa alle gare di scultura in ghiaccio bisogna essere pronti a tutte le condizioni, perché la data ovviamente viene stabilita prima. La principale difficoltà tecnica è proprio la situazione caldo-freddo, bisogna sempre partire con un paio di progetti in mente.

La giuria cosa valuta?

Generalmente la difficoltà tecnica, la qualità dell’esecuzione e l’impiego del materiale, cioè se riesci a sfruttare bene il blocco di ghiaccio, o se lo riduci ad un soprammobile…

Le opere d’arte fatte nel ghiaccio sono destinate a svanire nel nulla. Cosa pensa l’artista?

Che è bellissimo anche così. Anche il pasticcere produce una bella torta che poi è destinata a… sparire. Conservo qualche fotografia delle mie opere… anche se quando hai finito il lavoro sei così stanco che a volte non hai voglia nemmeno di tirare fuori la macchina fotografica! Ma è bello che rimanga anche soltanto il ricordo. A volte, nel ricordo, la scultura diventa ancora più bella.

Intervista della classe 1aC dell’Istituto Salesiano Maria Ausiliatrice di Trento


Nome: Egidio

Cognome: Petri

Attività: Scultore del ghiaccio

Segni particolari: si cimenta con il ghiaccio in particolare nelle gare, ma nella sua bottega a Segonzano scolpisce soprattutto il legno: è uno dei rappresentanti più qualificati nel panorama trentino della scultura in legno e si dedica anche all’insegnamento

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