Il calzolaio di montagna Michele Dalbosco

Per affrontare la montagna servono calzature adeguate ed affidabili, come quelle prodotte dal calzolaio Michele Dalbosco, intervistato dai ragazzi della classe IV B delle scuole elementari “Schmidt” di Trento.

Michele Dalbosco, perché ha scelto di fare il calzolaio? E’ un mestiere di famiglia?

Sì, mi piace molto, ma la passione me l’ha trasmessa mio nonno Diego. E, prima di lui, anche mio bisnonno faceva il calzolaio.

“La tradizione continua” è il motto della sua calzoleria di Rovereto?

Sì, mi sembrava giusto evidenziare questo aspetto. Ho iniziato solo da dieci mesi, ma l’attività sta andando bene.

Come ha imparato il mestiere?

Osservando fin da ragazzo il lavoro di mio nonno. Fin da piccolo – ero in quarta o quinta elementare – andavo a trovarlo in negozio e lo aiutavo a stendere il mastice.

Col tempo – intanto ho frequentato le medie e poi le superiori all’Istituto Agrario di San Michele – ho cominciato a provare a fare le riparazioni di base. Ho affinato via via la tecnica – un passo alla volta – fino ad arrivare, a 20 anni, ad aprire una mia bottega. Ora sono indipendente e riesco a fare quasi tutto.

Si è specializzato in alcune calzature particolare?

Io riparo quasi tutte le scarpe, da uomo, donna e bambino. In più risuolo gli scarponi da montagna e le scarpette da arrampicata: si tratta di lavori particolari che però mi danno molta soddisfazione.

C’è un boom dell’arrampicata…

Sì, per scalare servono calzature che siano affidabili e sono contento di dare il mio contributo artigianale agli appassionati dell’arrampicata.

Il suo mestiere è impegnativo?

Come tutti i lavori, certo. Essendo da solo, ho molto da fare. Non sto certo a guardare l’orologio, perché le ore non si contano.

Quanto tempo si impiega a riparare un paio di scarpe…

Dipende. Si eseguono più riparazioni nello stesso tempo. Personalmente cerco che la scarpa sia pronta nel giro di un giorno o due al massimo, perché quasi sempre il cliente ha fretta.

Ma qualcuno si dimentica di venirle a prendere?

Capita sì, in molti casi. Io aspetto con pazienza.

Quante ore lavoro al giorno?

Da un minimo di otto fino ad un massimo di 11 o 12. Poi, si va a casa…

Con che cosa si riparano le scarpe?

Con il cuoio, anche se sempre meno, e poi gomma, pelle e filo per cucire.

Utilizza anche dei macchinari?

Gran parte del mio lavoro è manuale, ma mi servo di una macchina da cucire, di una pressa e del banco di finissaggio dove avviene la finitura della scarpa prima di dare il colore e la cera. Un colpo di crema e poi la scarpa è finita.

Lavora da solo o si avvale di altre collaborazioni?

In bottega sono da solo, ma a volte ho ancora bisogno del nonno e quindi mi rivolgo a lui per qualche consiglio sempre ben accolto.

Dove si trova il suo laboratorio?

In via Benacense, un posto molto trafficato: ci passano davvero in molti e mi scorgono dietro il vetro al lavoro”.

Come ha fatto a farsi conoscere?

A parte gli ex clienti di mio nonno, che sono tornati e sono contenti del mio lavoro, vedo che è importante il passaparola; quando uno è soddisfatto del lavoro ti segnala anche ad altri. Per questo bisogna impegnarsi a eseguire bene le riparazioni.

Suo nonno è orgoglioso del suo lavoro?

Sì, anche se non me l’ha mai detto espressamente perché è una persona riservata. Però me l’ha fatto capire. E quando sono venuto anche a saperlo dagli altri, sono stato fiero e felice della sua soddisfazione. Sto portando avanti un’iniziativa che lui avrebbe da sempre desiderato. Mi ha messo su questa strada, appassionandomi ma senza forzarmi.

Lei è appassionato anche di montagna?

Certo, ci vado sempre volentieri, d’inverno e d’estate. Ho cominciato da piccolo, anche con il nonno e con mio padre.

Avrà ottimi scarponi?

Ho gomme buone (ride), che mi posso cambiare quante volte voglio.

Quante calzature ha riparato finora?

Non lo so con precisione: tante. Di lavoro ne ho, l’inizio è promettente e spero di poterci vivere.

Quali lavori gli piacciono meno?

Quando la scarpa si presenta in condizioni difficili, però risolvere i problemi spesso dà anche più soddisfazione. Certi lavori poi non varrebbe nemmeno la pena farli, ma il cliente ha sempre ragione. E se è comodo con quella scarpa lì, dobbiamo aggiustarla, anche perchè i piedi sono delicati.

A quale scarpa è più affezionato?

Quando vedo scarpe in cuoio ben realizzate a mano, mi dico: ma che bella scarpa! E così quando mi riesce una buona riparazione, mi dico: è venuto un bel lavoro!

A cura della classe IV B delle scuole elementari “Schmidt” di Trento


La scheda:

Nome: Michele

Cognome: Dalbosco

Professione: Calzolaio

Segni particolari: La sua calzoleria si trova in via Benacense 6/D a Rovereto. Lo slogan? “La tradizione che continua”

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