Fusione, i cittadini di Bersone, Daone e Praso al voto

L’abitato di Daone in valle del Chiese. Foto © Gianni Zotta
Domenica 13 aprile dalle 8 alle 21, gli abitanti di Bersone, Daone e Praso i Valle del Chiese sono chiamati alla consultazione referendaria che sarà decisiva ai fini della nascita del nuovo comune “Valdaone”. I residenti con aventi diritto di voto saranno 242 a Bersone (292 abitanti), 487 a Daone (586) e 286 a Praso (340).

L’eventuale nuovo Comune di “Valdaone” (la fusione avverrà solo se in tutti e tre i comuni si raggiungerà il quorum dei votanti e se la maggioranza dei votanti si esprimerà favorevolmente) avrà 1.218 abitanti, un consiglio di quindici eletti, che esprimerà un sindaco e una giunta con tre assessori; la superficie sarà di 180 chilometri quadrati circa, la maggiore estensione tra i comuni trentini.

Il lavoro preparatorio è stato lungo e impegnativo per le amministrazioni, determinate a compiere un passo fondamentale per il futuro di queste piccole comunità. In un’ottica di coinvolgimento più esteso della gente, le tre amministrazioni ed in particolare i tre sindaci Lener Bugna, Ugo Pellizzari e Roberto Panelatti hanno organizzato e condotto numerose serate informative e di ascolto, per presentare le loro proposte e soprattutto per discutere con i propri censiti, costruendo insieme la visione del nuovo Comune Valdaone. All’interno dei tre Comuni inoltre sono state costituiti, in funzione della prospettiva della fusione, alcuni gruppi di lavoro per approfondire tematiche di interesse per i cittadini: politiche sociali e familiari, usi civici, turismo e valorizzazione ambientale.

Previsioni sul voto di domenica? Non se ne fanno, bocche cucite a livello istituzionale nel rispetto delle regole e in attesa che il popolo si pronunci. Qualche mugugno si è potuto avvertire tra la gente, qualche lieve “mal di pancia” intorno al nome Valdaone, che andrebbe a oscurare gli altri due paesi, qualche rammarico rispetto al “passo più lungo” che si sarebbe potuto fare accorpando nell’impresa della fusione anche Pieve di Bono e Prezzo in nome dei secoli che furono. E ancora qualche polemica sulla prospettiva di portare i bimbi della scuola materna a Daone e non più a Pieve di Bono.

Obiezioni che gli amministratori ed anche molti abitanti propendono a minimizzare in funzione di una opportunità da cogliere in termini di benessere dei cittadini e di una migliore efficacia della struttura amministrativa integrata e unificata. Ed ora la palla passa alle tre comunità, ad ogni singolo cittadino con diritto di voto. È il bello della democrazia…

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