Il botanico Filippo Prosser

Trovare sul territorio la presenza di particolari specie di piante, archiviarle e, se necessario, intervenire: questo è il mestiere del botanico Filippo Prosser, intervistato dalla classe I° A  delle scuole medie dell’Istituto Comprensivo di Cembra.

Filippo Prosser, che lavoro fa precisamente?

Sono un botanico che si occupa in particolare di flora spontanea. Giro il territorio e raccolgo dati interessanti da archiviare poi nel computer.

Quante specie si trovano in Trentino?

Allo stato spontaneo abbiamo trovato complessivamente 2400 specie di piante.

Lei conosce il Trentino metro quadro per metro quadro?

Non esattamente. Siamo un bel gruppo di persone nel nostro gruppo di lavoro, molti sono volontari. Complessivamente c’è un buon livello di conoscenza della flora del Trentino.

Com’è nata in lei questa passione?

Dai tempi dell’Università, quando studiavo Scienze Forestali. Sono stato spinto da uno zio che desiderava che io diventassi ingegnere. Per ripicca mi sono messo a studiare la flora, prima ancora di incontrarla negli esami. Mi è piaciuto molto, e non ho più lavorato da forestale ma sempre da botanico. Biologia e scienze naturali sarebbero le facoltà più indicate per un botanico.

Ha trovato specie mai scoperte da nessuno?

Sì. Mentre vent’anni fa si credeva che tutto nel Trentino fosse noto, abbiamo invece trovato in questi anni quattro nuove specie, descritte per la prima volta.

Quali sono?

Una primula che esiste solo sulle Piccole Dolomiti, una genziana sul gruppo di Brenta, un cavolo – la chiamiamo la scoperta del cavolo – trovato in una piccola sul monte Baldo nella provincia di Verona e poi un’ erbetta che cresce sulle alte montagne calcaree sulle parti meridionali delle province di Trento e Belluno. Un’erbetta nota probabilmente solo ai camosci oltre che ai botanici.

Perchè quest’interesse per la flora spontanea?

E’ il mio hobby oltre che la mia professione. Lo ammetto. Non le conosco proprio tutte, solo alcuni specialisti le conoscono in dettaglio, perchè le differenze sono minime.

Quanti giorni dedica alle uscite?

Nella bella stagione usciamo due giorni in settimana sul territorio, partendo presto al mattino. Ci vogliono sia scarponi che libri.

Ci sono tante specie in via d’estinzione?

In Trentino circa un terzo delle specie è minacciato a vario livello. 50 o 60 specie sono già estinte rispetto ai tempi passati, quelle in via d’estinzione sono circa 650.

Da quanti anni fa questo lavoro?

Ho cominciato nel 1991, anche se già prima collaboravo col Museo Civico di Rovereto.

Come si suddividono le varie piante?

Possono essere classificate in vario modo. Le “parenti più strette” formano i cosiddetti generi che – a loro volta – formano le famiglie.

Perchè le piante hanno un nome latino spesso difficile?

La “colpa” è del botanico Linneo, colui che ha fondato la nomenclatura binomia attuale (con nome e cognome). Noi siamo fortunati perché il latino è affine all’italiano, ma per i botanici cinesi è più difficile imparare i nomi.

L’uomo ha favorito l’estinzione di piante?

Ahimè sì, è vero. Infatti le circa 60 specie estinte crescevano una volta nella fascia antropizzata della Provincia, sotto i 700 metri di quota.

E siete mai riusciti a salvare qualche pianta minacciata?

Un caso c’è stato. Quello della cerrosughera, di cui era noto solo un esemplare sopra l’abitato di Condino, in valle del Chiese. Erano previsti dei lavori di disgaggio ma grazie alla segnalazione e all’intervento della locale sezione forestale si è riusciti a salvar questo esemplare che ancora viene seguito e monitorato.

Si è mai trovato in pericolo?

Qualche volta mi è capitato. Un giorno sui monti di Ala scendevo lungo un canalone e, inavvertitamente, ho messo in moto un sasso dietro di me che è franato come una bomba e solo per un miracolo non mi ha sfracellato.

Come giudica il rispetto per le piante nella popolazione trentina?

In generale, c’è sensibilità. Purtroppo però di fronte a cause di forza maggiore, spesso di tipo economico, le piante vengono relegate in un angolo. Sotto i nostri occhi, alcune fette di ambiente sono andate perse.

Un esempio?

Penso ad un’area nella zona di Roncafort, a nord di Trento, dove un piccolo biotopo umido con piante uniche è scomparso per la realizzazione dell’Interporto. Si è tentato di salvarle trapiantandole in un vicino sito a Zambana e alcune sono ancora vive.

E’ mai stato attaccato da un animale?

Ho incontrato qualche manzo vivace. Dell’orso ho avvertito la presenza, ma non l’ho mai visto.

Quanti sono i botanici in Trentino?

Alcuni sono professionisti impegnati in vari enti; ci sono poi tanti appassionati. Purtroppo sono solo una decina quelli che conoscono tutte le piante.

Le doti del buon botanico?

La passione e la dedizione. Tenere a memoria le piante e i modi per saperli riconoscere richiede molto tempo.

Intervista a cura della classe I° A medie – Istituto Comprensivo di Cembra


La scheda:

Nome: Filippo

Cognome: Prosser

Professione: Botanico

Segni particolari: Lavora presso il Museo Civico di Rovereto.

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