Vent’anni per l’Eritrea

L'associazione “Il Tucul” festeggia a giugno il suo anniversario. Inaugurato di recente un nuovo spazio a Rovereto]

“Fu come sbarcare su di un altro pianeta. L’aeroporto estremamente lugubre, gli uomini armati vestiti con le magliette dei nostri giocatori di calcio, le strade sconnesse e pericolose, il caldo soffocante […

Niente ti dava senso di sicurezza”.

Così Paolo Stoffella, presidente dell'associazione “Il Tucul” onlus ricorda il primo viaggio, condotto da otto volontari, nel marzo 1994, quando atterrarono per la prima volta ad Asmara. Sono trascorsi vent'anni, 650 viaggi, molti i progetti avviati in favore delle popolazioni più povere dell'area di Keren, a nord ovest di Asmara e della regione di Debub, a sud ovest della capitale.

Ciò è stato reso possibile grazie al particolare rapporto di profonda amicizia che si è instaurato con la popolazione locale. “È vero, abbiamo portato loro acqua, corrente elettrica, scuole e altri servizi, ma non l’avremmo fatto per venti lunghi anni, se la popolazione non avesse dimostrato amore nei nostri confronti”, aggiunge Paolo Stoffella nell’intervista pubblicata nel libro “A mani tese”, verso l’Eritrea, il sottotitolo, redatto appositamente per i vent’anni dell’associazione.

Il volume, arricchito con 180 bellissime fotografie, riporta i singoli progetti, stralci del diario dei volontari, e alcune significative testimonianze scritte dai beneficiari delle varie iniziative. Tra queste le donne del progetto “Mogogò”, come viene chiamato nel linguaggio locale il forno. Il governo eritreo aveva già avviato nei pressi di Asmara una mini-campagna per renderlo più ecologico, ovvero dotato di camino. Fumo nero infatti riempie l'unica stanza del tucul, dove la famiglia vive e dorme, inalando così le sostanze tossiche.

L'associazione trentina ha colto l'occasione per allargare il progetto, nel 2012-2013, nel villaggio di Fedelareb, dove ha avviato molte altre opere. “Trenta donne hanno imparato a costruire il mogogò ecologico acquisendo il titolo di 'maestre di mogogò' per poter poi recarsi nei villaggi limitrofi ad insegnare a loro volta ad altre donne”, spiega Marta Stoffella.

Le volontarie dell'associazione hanno deciso di dedicarsi in particolar modo alla promozione delle donne eritree. Un altro progetto riguardante piccole attività produttrici di reddito è partito lo scorso febbraio sempre nella zona di Fedelareb. “Le donne ricevono due capre a testa e gestiscono in comune il recinto degli animali, imparando a sostenersi comunitariamente”, racconta Marta. “Quando nascono i capretti vengono assegnati ad altre donne, che si uniscono al gruppo”.

Incontriamo Marta nel nuovo spazio dell'associazione, aperto di recente in piazza Podestà 2 a Rovereto. Un posto più a portata di mano anche per il tesseramento, la raccolta di denaro, l'adozione di bambini a distanza e la vendita di qualche oggetto. Apertura, il martedì (10-12) e il sabato (15-17).

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