Lo sviluppo rurale da qui al 2020

Il testo con le misure di intervento sarà inviato a Bruxelles entro il 12 luglio. Frutto di un impegnativo lavoro di analisi e consultazioni a vari livelli, sarà operativo dalla fine dell’anno

Il 9 giugno 2014, nella sala riunioni dell’Agenzia provinciale per i pagamenti in agricoltura, torre B di Via Trener (Trento) il Comitato di sorveglianza del programma di sviluppo rurale 2007-2013 ha affrontato un impegnativo ordine del giorno introdotto e coordinato da Alberto Giacomoni, da poco dirigente del servizio politiche di sviluppo rurale della PAT. Il comitato è composto da funzionari di vari uffici pubblici, rappresentanti della commissione europea e del Ministero per le politiche agricole e forestali e degli enti, organizzazioni ed ordini professionali che costituiscono il cosiddetto partenariato di consultazione.

Questi i temi affrontati: approvazione della relazione annuale di esecuzione 2013 del programma di sviluppo rurale 2007-2013; aggiornamento sullo stato di attuazione dell’asse Leader (Val di Sole); aggiornamento sulla valutazione del programma; stato di attuazione dei lavori relativi alla programmazione 2014-2020. Nei due giorni successivi i funzionari coinvolti nella compilazione del PSR 2014-2020 hanno proseguito insieme con la rappresentante dell’Unione europea il lavoro di messa a punto del nuovo documento di programmazione.

La bozza sarà inviata a Bruxelles entro il 12 luglio, ma l’entrata in vigore, con l’apertura del periodo utile per la presentazione delle domande di fruizione delle misure di intervento finanziario, è prevista solo per la fine del 2014.

Il piano o programma di sviluppo è molto atteso non solo dal mondo agricolo forestale inteso in tutte le sue componenti, ma anche da chi opera in altri settori. Primo fra tutti il turismo con le attività ad esso connesse e gli stessi organismi amministrativi intermedi (Comuni, Comunità di Valle) che hanno per mandato istituzionale la gestione del territorio e il coordinamento dello sviluppo economico locale.

La programmazione a medio termine rappresenta la base della politica agricola comunitaria (PAC) e questa, a sua volta, è paragonabile ad un edificio che si regge su due pilastri, due fondi e quattro regolamenti di base.

Il primo pilastro comprende gli interventi di mercato (OGM frutta, OGM vino, ecc.) e il regime dei pagamenti diretti. Il secondo pilastro promuove la competitività delle imprese agricole e lo sviluppo rurale con misure programmate a livello territoriale. Anche per il periodo 2014-2020 il finanziamento della PAC sarà assicurato da due fondi: il FEAGA (fondo europeo agricolo di garanzia) e il FEASR (fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale).

La fase propedeutica alla definizione della nuova PAC è iniziata già due anni fa ed è proseguita passando attraverso una successione di eventi, incontri e prese di decisione che hanno coinvolto la Commissione europea, il Parlamento europeo e i Governi dei 28 Paesi aderenti all’Unione europea.

La principale novità della nuova programmazione sta nella libertà concessa agli Stati membri e alle Regioni di adattare, seppure entro limiti ben definiti, gli indirizzi attuativi e l’entità dei finanziamenti alle esigenze e aspettative nazionali e locali.

In questa logica rientrano i ripetuti incontri o conferenze consultive ed in parte anche decisionali fra stato e regioni alle quali è stato sempre presente l’assessore provinciale di competenza, Michele Dallapiccola, preceduto nei momenti interlocutori e di preparazione da un funzionario. L’ incontro del 26 maggio è risultato decisivo per quanto riguarda

il primo pilastro. Al Trentino sono stati assegnati 175 milioni di euro distribuiti in sette anni. Saranno utilizzati principalmente per sostenere il comparto bovini da latte e da carne. A queste risorse vanno aggiunti 301 milioni di euro a sostegno del secondo pilastro (Piano di sviluppo rurale 2014-2020); 30 mila in più rispetto al settennio precedente.

E’ quindi più che giustificata l’attesa dell’attivazione (entrata in vigore) del Piano di sviluppo che però non deve essere considerato un pozzo di San Patrizio.

Sia i fondi del primo pilastro (pagamenti diretti), sia quelli posti a supporto degli interventi del PSR (misure) saranno gestiti con rigore e selettività come affermano i funzionari responsabili con i quali abbiamo avuto modo di approfondire l’argomento.

Sarà assicurato un maggior sostegno ai giovani ai quali è dedicata una misura specifica. Avranno la priorità gli interventi più significativi anche sotto il profilo dell’innovazione. Saranno premiati i progetti integrati che poggiano su più misure (azioni) e gli investimenti collettivi che coinvolgono nuove tipologie di beneficiari (reti di impresa). E’ prevista una indennità compensativa forte e differenziata. Ci sarà una misura specifica per l’agricoltura biologica. Merita evidenza l’inclusione dei finanziamenti a sostegno della difesa dalle avversità meteoriche in un fondo nazionale mirato.

Si evita così di sottrarre ingenti risorse al secondo pilastro della PAC. La quale, è bene farlo presente, non risolverà tutte le esigenze e i fabbisogni dell’agricoltura trentina. Rimangono infatti in carico alla Giunta provinciale e all’assessore Michele Dallapiccola alcuni nodi importanti a sciogliere: fiscalità in agricoltura; verifica della ricaduta degli investimenti promozionali a sostengo dei prodotti agricoli; corretta applicazione del Piano di azione nazionale sull’utilizzo dei fitofarmaci; attività della Fondazione Edmund Mach; rapporto tra associazioni di produttori; controllo della gestione economica delle cooperative agricole di primo e secondo grado prima di concedere sanatorie finanziarie.

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