Dentro l’orrore

La situazione è esplosa due mesi e mezzo fa e sembra avvitarsi in una spirale senza uscita, come quanto avviene a Gaza in questi giorni tragicamente mostra

Una delegazione di Pax Christi Italia ha percorso nei giorni scorsi la Palestina, accompagnata da don Nandino Capovilla. Nel corso del viaggio ha girato dei video e realizzato interviste che aiutano a comprendere il momento drammatico che la gente sta vivendo in Terra Santa. La situazione è esplosa due mesi e mezzo fa e sembra sempre più avvitarsi in una spirale senza uscita, come quanto avviene a Gaza in questi giorni tragicamente mostra e come la lettera-testimonianza di don Nandino conferma.

Ramallah, 20 luglio 2014 – Al check-point di Kalandia il giovane soldato israeliano che ci controlla i documenti ci saluta con un ‘Enjoy in Israel’ che ci lascia ammutoliti. Abbiamo infatti ancora nelle orecchie le concitate telefonate in viva voce che abuna Raed, direttore di Caritas Jerusalem, continuava a ricevere dalla Striscia di Gaza nella sua casa di Ramallah.

Altro che guerra: è un massacro!

E' una tragedia che si ripete, ed ogni volta sempre più grave. Questa volta anche peggio.

Per noi poi, essere qui a pochi chilometri da Gaza, è una situazione che non riusciamo a spiegare, a dire con le parole. Il numero dei morti a Gaza aumenta. Soprattutto aumenta lo sgomento per tanta atrocità sui corpi di bambini, donne e tanti tanti civili. Lo vediamo anche noi come voi in Italia, guardando Internet. Ma qui è come se ne sentissimo le voci. E se la sconcertante notizia è che il totale solo di questa giornata ne assomma 100, allora quelle voci sono qui pianto e grido che non ci faranno addormentare.

Ci si sente impotenti, con tante domande e poche risposte. Ci viene da piangere quando sentiamo i testimoni di ciò che accade su questa terra -”perché se guardi meglio Ramallah vedi anche Gaza”-osserva il melchita abuna Julio. Li ascoltiamo e vorremmo gridare, scrivere, dire, far vedere, raccontare.

Chiediamo alle persone che incontriamo: “Cosa possiamo fare?” Ci dicono: “Grazie che siete venuti!”

E qualcuno ci ha anche chiesto: "Ma Dio ci ha lasciati soli?"

Con il Patriarca emerito Michel Sabbah, gia presidente internazionale di Pax Christi, più che ad una chiacchierata partecipiamo ad una sofferta confessione di amore per la sua terra ferita e umiliata.

E nella chiesa di Ramallah celebriamo l'Eucarestia con la comunità cristiana che eleva una forte supplica a Dio.

Abbiamo trovato strade bloccate che ci hanno impedito il passaggio. Solo il piccolo assaggio di una fatica di vivere sotto occupazione che dura da troppi anni.

Se ancora ce n'era bisogno qui vedi e tocchi con mano che la violenza genera solo violenza. Che le armi uccidono, distruggono e fanno aumentare la paura e l'insicurezza. Ma non portano a nulla. Se non morte e distruzione, paura e vendetta. Ma cosi non si arriva da nessuna parte.

Le notizie dei morti, dei feriti, delle case distrutte non sono notizie come tutte le altre, da commentare magari in modo equilibrato e distaccato, ma sono una storia di ingiustizia che continua da troppo tempo.

"Ormai siamo abituati – ci dice il Patriarca Sabbah -. Ogni due anni invadono, uccidono… e non cambia nulla. Il frutto velenoso di tutto questo è solo altro odio".

Per questo forse, come Delegazione di Pax Christi, siamo qui. Proprio ora. Perché la pace ora sembra proprio impossibile. Ma necessaria. Ed è proprio quando e impossibile che diventa ancora più urgente necessaria.

La Delegazione di Pax Christi Italia in Palestina

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