La porta di Fiemme e Fassa

A San Lugano il secolare, maestoso, ma acciaccato tiglio. Diverse stampe lo ritraggono insieme al gemello – abbattuto nel 2000 perché pericolante – a ricreare un’ideale porta per chi entra in valle

Dà il benvenuto a chi entra in Valle di Fiemme passando per San Lugano. E’ un maestoso, ma acciaccato tiglio, presenza stabile a fianco della chiesetta del passo. Purtroppo è l’unico rimasto. Il suo compagno è stato abbattuto, non senza rimostranze, nell’autunno del 2000 per marcato pericolo di crollo. Per i documenti storici questo albero ha circa 600 anni. La sua messa a dimora infatti si fa risalire al 1414. Diverse stampe lo ritraggono insieme al gemello a ricreare un’ideale porta per chi entra in Valle di Fiemme.

Purtroppo questi grandi, alberi muti testimoni di tanti eventi storici, sopravvivono con difficoltà all’inquinamento prodotto dall’intenso traffico della Statale 48 delle Dolomiti. Il sale, sparso in abbondanza nel corso degli inverni per rallentare la morsa del ghiaccio, poi ha indebolito le radici di questi giganti.

Ma per quale ragione i tigli venivano messi a dimora in luoghi particolari come l’ingresso della Valle di Fiemme o nel parco della Pieve di Cavalese? Il tiglio, già dall’antichità, era classificato come albero “femminile”, genere forse evocato dal profumo intenso e dolciastro emanato dai suoi fiori. Sotto i tigli si svolgevano balli e feste di paese. Negli annali della Magnifica Comunità di Fiemme si parla infatti della tradizionale festa in occasione della fiera di settembre, ricorrenza della natività della Madonna. Il ballo promosso dai giovani del paese si teneva appunto “appresso il tiglio piantato già da anni dal mastro Michele Bondazio, sarto in Cavalese”.

Tiglio quindi come albero femminile, segno di fertilità, ma non solo. Il tiglio è presente anche nei luoghi sacri nei quali si amministra la giustizia. In questo caso la scelta dell’albero dipendeva probabilmente dalla sua longevità e quindi adatto per diventare “segno” stabile sul territorio. Nel caso dei due tigli di San Lugano essi costituivano una vera e propria “porta di accesso” alla Valle di Fiemme su una strada che è sempre stata importante per le relazioni economiche.

Agli inizi del ‘700 il passaggio era controllato, non solo per verificare il transito di merci e persone, ma anche per sbarrare la strada in caso di epidemie di peste o di afta epizootica. Oggi questa “porta” non c’è più. Rimane ancora il tiglio solitario come segno di un antico confine. A poche decine di metri era stato sistemato alcuni anni fa (ma ora soppresso) un “albero” moderno: un sostegno metallico di colore verde con un autovelox fisso. Un albero tecnologico per bloccare non i portatori di malattie, ma gli automobilisti indisciplinati.

Il tiglio si trova all’altezza del passo di San Lugano sulla statale 48 delle Dolomiti. L'albero sorge vicino alla chiesa parrocchiale, una bella costruzione gotica del '500.

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