La “prima” dopo l’esilio

I ricordi di Elsa Lando, maestra in pensione, prima nata dopo il rientro della sua famiglia da Linz. Era il 25 dicembre 1918…

È nata il giorno di Natale, il 25 dicembre 1918, a Rovereto. Quasi fosse un “dono” di Gesù Bambino per mamma Amelia, dopo il coraggio dimostrato nell'affrontare un rischiosissimo viaggio, avvicinandosi il momento del parto. Così Elsa Dalbosco Lando è la prima nata a Rovereto dopo il rientro dall'esilio. Non risultano infatti altre nascite nel periodo dal 4 novembre, termine del conflitto, al 25 dicembre del 1918.

Elsa Lando, maestra in pensione, mostra il certificato di nascita della parrocchia di San Marco, mentre racconta i drammatici fatti del primo dopoguerra e quelli vissuti personalmente del secondo conflitto mondiale. La città della Quercia fu completamente evacuata – al pari di tante altre zone del Trentino – dal 25 maggio 1915 alla fine della guerra, essendo sulla linea del fronte.

Al momento di rientrare a casa, con Elsa in grembo, Amelia Cavalieri non volle partorire a Linz, nonostante il consiglio dei medici. Forse era tanto grande il desiderio di rientrare, che preferì affrontare le enormi fatiche del percorso. Rovereto era in rovina e saccheggiata. “La nostra casa, in via Setaioli, era senza vetri e senza porte”, dice la signora Elsa che racconta della grande solidarietà che c'era tra la popolazione. “Ci si prestava tutto, persino gli infissi e le ante di porte e finestre”.

Non da meno la sua famiglia patì, come molti altri, nel secondo conflitto mondiale. Dal settembre '43 il marito Pietro era internato militare in un lager vicino Norimberga, con lui cinque roveretani, tra cui Andreatta, il titolare della storica pasticceria. Da quella data lei non poté più insegnare in Alto Adige e trovò un lavoro provvisorio alla Cofler di Rovereto, dove si confezionavano bende per l'esercito.

Era sola e doveva pensare al suo primogenito, il piccolo Fabio. “Un giorno del '44 suonò l'allarme, mentre eravamo al lavoro”, racconta. “Noi donne fummo costrette a scappare immediatamente e con il bimbo mi diressi a piedi fino a Foppiano, in Vallarsa”. Lì rimase sfollata fino al termine della guerra, assieme ad altre persone di Marco, Lizzana, Lizzanella e della Vallagarina. Ebbe la fortuna di insegnare nella locale scuola, dove si trovavano due classi con quaranta bambini. Ma bombardavano anche là e si dovevano nascondere nelle stalle.

Il fratello Dario era sopravvissuto alla tragica battaglia di Nikolajewka del 26 gennaio '43, sul fronte russo. Nell'aprile del '45, il marito rientrò a piedi da Norimberga. Ancora a Foppiano, Elsa Dalbosco si sentì dire: “Gh’è n’soldà che là zerca”. E che gioia quando poté riabbracciarlo!

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