Terrorismo fitosanitario

Il referendum popolare di Malles è stato enfatizzato a livello nazionale con articoli favorevoli ai prodotti biologici corredati a sostegno della scelta con dati ad effetto volutamente ansiogeno

Da un funzionario del Servizio agricoltura della Provincia di Trento abbiamo appreso che un gruppo di lavoro composto da esperti di diversa e complementare competenza sta completando un documento che applica il PAN (Piano di azione nazionale) al Trentino e adatta alla situazione agricola locale la Direttiva CE 128/2009 sull’utilizzo ecosostenibile degli agrofarmaci (fitofarmaci, prodotti fitosanitari, antiparassitari agricoli). Sarà presentato entro il 26 novembre 2014 e conterrà anche un progetto attuativo di quella parte della Direttiva che impone per i prossimi anni una intensa e continuativa attività di informazione in materia di difesa fitosanitaria e di mezzi disponibili (non solo prodotti di sintesi) e sulle conseguenze positive e negative che derivano dal loro impiego.

L’informazione avrà come destinatari gli addetti alla consulenza, gli agricoltori, i rivenditori autorizzati, ma anche la popolazione civile che consuma i prodotti dell’agricoltura e che vive in zone ad agricoltura intensiva ed è quindi costretta ad abitare a stretto contatto con coltivazioni difese dalle avversità utilizzando agrofarmaci.

Nel documento mancherà, ne siamo certi, il termine pesticidi che traduce impropriamente il vocabolo inglese “pesticides” solitamente usato da chi vuole mettere in cattiva luce i mezzi di difesa delle piante dalle avversità (pesti) anche a prescindere dalla loro reale pericolosità.

C’è veramente bisogno di una informazione competente, documentata, sostenuta da conoscenza diretta dei problemi.

Il quotidiano “la Repubblica” del 9 settembre 2014 ha pubblicato due articoli sull’esito del referendum popolare di Malles in Val Venosta favorevole alla messa al bando dei pesticidi usati in frutticoltura.

I titoli sono da sé soli attrattivi ed eloquenti: “Vietati tutti i pesticidi, la rivoluzione del bio nella valle delle mele” e “I trattamenti sono diventati troppi, muoiono le api, si avvelena la gente”.

Ad attirare l’attenzione dei lettori non è tanto il testo dei due articoli. Il primo riferisce fatti e commenti, il secondo riporta un’intervista a Claudio Porrini entomologo ed esperto di apicoltura dell’Università di Bologna.

Frutto di assemblaggio superficiale e mirato a suscitare reazioni forti ci pare la documentazione allegata. Fonte dichiarata: CNR, Bio Report, Coldiretti. Pesticidi. “Ogni anno nella biosfera vengono immessi 250 milioni di tonnellate di prodotti di sintesi, fra cui 2 milioni di tonnellate di pesticidi. Soltanto in Italia sono 175 mila, pari cioè a circa 3 chilogrammi a persona. Solo una piccola parte di queste sostanze (circa lo 0,1%) raggiunge il bersaglio”.

Mancando una georeferenziazione dei dati a livello di regione, essi rischiano di creare solo allarmismo. Il resto della documentazione statistica è invece a sostegno dell’agricoltura biologica che per regolamento UE esclude il ricorso a principi attivi di sintesi e a interventi agronomici di forzatura.

Certamente, osserva, Claudio Porrini nell’intervista, le colture biologiche sono il traguardo, ma bisogna arrivarci gradualmente. Porrini afferma che gli apicoltori sono disperati per le morie che hanno falcidiato le arnie a seguito dell’uso molto intenso dei pesticidi. Porrini conosce la realtà apistica del Trentino Alto Adige e sa come noi che il calo numerico delle famiglie di api è dovuto solo in parte ai prodotti fitosanitari. Assolutamente forzata e fuori luogo ci pare l’affermazione riportata nel primo articolo di Johannes Unterpertinger, il farmacista di Malles che da anni è a capo del comitato di volontari che si battono contro l’uso di pesticidi e che ha dato vita alla consultazione popolare: “Chi dice che non è possibile coltivare senza utilizzare queste sostanze nocive è un criminale”.

Prodotti da agricoltura integrata e prodotti da agricoltura biologica sono, lo abbiamo scritto più volte, due realtà che finora hanno seguito vie parallele, ma che sono destinate a convergere. Per adesso e chissà ancora per quanti anni il ricorso agli agrofarmaci sarà inevitabile. Si deve però tenere presente che il numero di agrofarmaci pericolosi a breve e lungo termine è quasi ridotto a zero ed è stato sostituito da molecole sempre più selettive e meno impattanti sulla salute dell’uomo e sull’equilibrio degli agroecosistemi. E’ cresciuto in maniera esponenziale l’elenco dei bioagrofarmaci.

Di questo avrebbero dovuto parlare e tenere conto gli autori dei due articoli.

“E’ chiaro però – dice Claudio Porrini nell’intervista – che se i frutteti stanno vicino alle case, l’opposizione ai pesticidi cresce”.

Tornado al Trentino, urge tenere conto e mettere in atto gli accorgimenti per i quali si batte da anni senza grandi risultati il Comitato per la salute pubblica in Val di Non.

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