Chiudiamo un OCSE?

L'accordo di finanziamento – 600 mila euro all'anno – scade a fine 2015. “E' vero che la Provincia non intende rinnovarlo?”, interroga il Pd. Il presidente Rossi nicchia: “L'eventuale mantenimento in fase di definizione”

In principio erano Dellai e Frattini. Anno 2003: il primo, Governatore da quattro anni e prossimo al plebiscito elettorale in quell'autunno; il secondo, Ministro degli Esteri del Governo Berlusconi. Firmarono loro, a luglio, l'accordo che portava a Trento una sede dell'OCSE, organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Approdava così in città, in vicolo San Marco, nell'ex convento degli Agostiniani, uno dei quattro centri operativi Ocse nel mondo, costola di uno degli undici direttorati dell'organizzazione inter-governativa composta da trentaquattro stati (economie occidentali consolidate ma anche quelle in via di sviluppo) con sede principale a Parigi. Obiettivo: aiutare paesi membri e non, favorendo lo sviluppo locale e per questo facendo leva sulle risorse interne, soprattutto piccola impresa o attività cooperative, strategia indicata nel cosiddetto programma “Leed” (Local Economic and Employment Development). Guardando al territorio trentino, Ocse vi trovava un terreno indubbiamente favorevole, fucina di buone prassi da studiare e far apprezzare anche fuori confine, come recitava la reciproca dichiarazione d'intenti.

Dal canto suo, la Provincia di Trento, dopo i primi due anni di prova, ha sempre sottoscritto direttamente con il Governo italiano, a sua volta d'intesa con la sede parigina dell'Ocse, accordi di cinque anni impegnandosi a fornire l'ospitalità (la struttura è condivisa con il centro per la Formazione alla solidarietà internazionale), contribuire alla spese di mantenimento e pagare gli stipendi dei dieci dipendenti Ocse in azione a Trento. Totale del contributo: 600 mila euro all'anno, con accordo in scadenza a fine 2015.

Nel frattempo però sembra essere maturata in piazza Dante, complice la mannaia della spending review, una posizione di perplessità rispetto alla prosecuzione degli accordi. A giugno usciva sulla stampa la notizia di una rinuncia al finanziamento da parte della Provincia, con possibile trasferimento della sede Ocse in Friuli Venezia Giulia. Nessuna conferma ufficiale, solo rumors. Sufficienti però a indurre alcuni consiglieri provinciali del Pd a presentare a inizio luglio un'articolata interrogazione in merito alla sopravvivenza del centro, prima firmataria Lucia Maestri. Vi si snocciolano le 527 attività svolte da Ocse nel decennio trentino: 188 eventi di seminari specializzati, conferenze, workshop; 64 peer reviews (valutazioni ed analisi sul campo); 118 fra studi e pubblicazioni settoriali e tematiche Ocse; 157 visite internazionali di studio; 18.457 decisori politici, funzionari pubblici ed operatori economici e dello sviluppo di 78 Paesi (membri e non membri Ocse) invitati o ospitati per attività formative organizzate dal Centro di Trento.

Corposo ruolino di marcia. Con ricadute solo in parte locali, com'era nella logica di partenza di questa esperienza internazionale. Con riscontri in altre parti d'Italia. Della consulenza Ocse hanno beneficiato, ad esempio (lo ricordano i consiglieri Pd), le Regioni Lombardia e Marche per la ridefinizione delle proprie politiche economiche in ambito di piccole e medie imprese. Ancor più in giù nello stivale, la Regione Puglia: dal centro operativo Ocse di Trento ha ottenuto uno studio sullo sviluppo delle politiche turistiche. Circa le ricadute in Trentino si segnalano in particolare la solida sinergia con l'Agenzia del lavoro e l'ottimo rapporto con il mondo della cooperazione, modello più volte fatto apprezzare, nella concretezza degli esempi territoriali, alle frequenti delegazioni estere anche in collaborazione con il Centro per la Solidarietà, inquilino dell'Ocse in via S. Marco.

Per i consiglieri PD il matrimonio non solo va confermato, ma semmai potenziato, partendo dal presupposto che la Provincia possa e debba sfruttare “in modo ancora più sistematico e profondo – si legge nell'interrogazione – la presenza di un Centro Ocse Leed a Trento per ricavarne utili indicazioni nell’elaborazione di politiche pubbliche in una stagione nella quale – continuiamo a ripetercelo – così tanto di ciò che accade anche a livello locale e municipale viene deciso al livello europeo e internazionale”.

Nell'ex convento agostiniano, il direttore della sede Ocse Stefano Barbieri attende, senza clamori, sviluppi ufficiali (vedi intervista a lato). Mentre nella sua stringatissima replica (scritta in data 8 settembre) ai consiglieri democratici il Governatore Rossi ribadisce che “non sono state definite ad oggi le eventuali condizioni e contenuti per un prolungamento (rinnovo) dopo la scadenza dello stesso. L’eventuale conferma dell’impegno provinciale a mantenere la sede Ocse di Trento è in fase di valutazione e analisi alla luce anche dell’impostazione che caratterizzerà il piano strategico provinciale e gli eventuali ambiti di interesse per una collaborazione con Ocse Leed”. “Eventuale”: l'aggettivo ricorre tre volte in poche righe. Come una spada di Damocle, per nulla casuale.

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