“Serve una giustizia riparativa”

L'incontro con l'ex magistrato Colombo ha aperto martedì sera i “Dialoghi di frontiera”, dedicati quest'anno al tema della giustizia

“Siamo proprio sicuri che applicando il male le persone cambino? Il dolore nei carcerati genera serenità o non piuttosto rancore verso la società?”. È un continuo interrogare il pubblico per indurlo a riflettere l'esposizione di Gherardo Colombo, l'ex magistrato milanese, che martedì 28 ottobre ha aperto a Rovereto gli incontri dei “Dialoghi di frontiera 2014”, dedicati quest'anno al tema della giustizia.

Incrostati per secoli dalla mentalità basata sulla “giustizia retributiva” si fatica – come ha anche espresso il numeroso pubblico – ad entrare nella logica della “giustizia riparativa”, di cui non si parla in Italia e che prevede la mediazione tra la vittima e il responsabile del crimine. Eppure applicata in altri paesi, anche europei, sta dando molti frutti sia in termini di recupero dell'errante sia per quanto riguarda la soddisfazione della persona danneggiata.

Da quando nel 2007 ha lasciato la magistratura, che lo ha reso famoso per grandi inchieste come “Mani pulite”, la Loggia P2, il delitto Ambrosoli, i processi Imi-Sir, Lodo Mondadori e Sme, Colombo si è dedicato a diffondere soprattuto nelle scuole la cultura della legalità. Un suo libro, pubblicato nel 2013, “Il perdono responsabile” – frutto della sua lunga carriera di magistrato “anch'io – dice – dovevo comminare pene” – offre un'importante riflessione per un eventuale cambiamento del sistema giudiziario italiano. Il testo è servito per l'incontro-dibattito di martedì, svoltosi presso la sala degli Specchi a Casa natale Rosmini.

“Attualmente in Italia il 68% dei detenuti usciti dal carcere commette nuovi reati”, ha affermato il presidente della casa editrice Garzanti Libri. Per Colombo l'attuale sistema giudiziario a ben guardare non offre nulla alla vittima, se non “la soddisfazione apparente di un sentimento, giudicato negativo, del desiderio di vendetta”, ma “poi la vittima deve costituirsi parte civile pagando l'avvocato”.

In cosa consiste, invece, la giustizia riparativa? In un sistema di mediazione tra la vittima e il responsabile, che può includere anche i familiari e la società allargata, consiste in un “percorso anche lungo attraverso il quale la vittima e il colpevole vengono accompagnati in un incontro dove la prima sia riparata per quanto possibile dal male ricevuto e il secondo si renda conto di quanto commesso senza per questo essere distrutto dai sensi di colpa”.

In base ad una ricerca statunitense di qualche anno fa sulla mediazione penale il tasso di accettazione del percorso da parte della vittima è di oltre l'80%, mentre la recidiva viene abbattuta del 26%. Sull'inutilità della legge del taglione (“occhio per occhio, dente per dente”) si era espresso Antonio Rosmini, grande e poliedrico pensatore, che invitava a considerare i delinquenti “sotto l'altro punto di uomini sciaguratamente ingannati ed illusi”, per cui vedeva le pene come “medicatrici del disordine intellettuale”, ha aggiunto Michele Dossi, moderatore dell'incontro.

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