La trentina Primerano dirige i musei diocesani

E' la prima donna nella storia: “Un riconoscimento per l'attività del Museo di Trento”

E' la prima donna (e il primo laico) chiamata a guidare i Musei Ecclesiastici Italiani: Domenica Primerano, vicedirettrice del Diocesano Tridentino dal 1995 e direttrice dal 2014, è stata eletta sabato quasi all'unanimità presidente nazionale dell’AMEI, l’Associazione dei Musei Ecclesiastici Italiani, la realtà che coordina l’attività di oltre duecento musei ecclesiastici diffusi su tutto il territorio nazionale.

All'assemblea elettiva di AMEI, riunitasi a Milano il 24 gennaio, Primerano ha ottenuto ben 100 voti su 110, il segnale di una fiducia conquistata anche nell'opera svolta nel direttivo negli ultimi cinque anni.

“E' stata per me una sorpresa – commenta l'architetto di origini cremonese, ormai trentina d'adozione – perché non mi aspettavo che sarebbe stato eletto un laico e una donna. Avevo proposto solo all'ultimo la mia candidatura, accompagnandola con alcune riflessioni in cui credevo, ma senza immaginare che avrebbero determinato questo consenso”.

Può riassumere anche noi i punti forti?

Ho richiamato l’idea di museo ecclesiastico cara a mons. Rogger, che è stato la mia guida in questi anni. Il museo deve essere un ponte fra chi crede e chi non crede, deve costruire dialoghi fra culture diverse, senza chiudersi in se stesso.

Un secondo aspetto molto importante è quello della competenza: credo sia molto importante per poter essere considerati musei come gli altri, saper dimostrare professionalità nel nostro lavoro. Anche quando ci si affida a volontari in assenza di risorsi, è decisivo che siano persone preparate e competenti. Altrimenti daremo sempre impressione di precarietà.

Ho parlato infine della relazione del museo col territorio. Il fatto che si possa disporre dell'inventario diocesano ci facilita; attingendo a queste banche dati possiamo fare ricerche, possiamo proporre iniziative espositive e fare educazione al patrimonio ecclesiastico.

L'attività educativa può fare la differenza?

Ci credo molto. In particolare penso che una nostra caratteristica dovrebbe essere quella di saper proporre attività educative per pubblici disagiati. Ma anche per questo ci vuole formazione: non si può lavorare con persone disabili senza conoscere le loro esigenze.

Può esserci spazio anche per l'arte contemporanea?

Deve esserci. Accanto all'attività di valorizzazione e conservazione, i nostri musei possono diventare anche laboratori per sperimentare nuove forme di arte sacra, un ambito che sappiamo essere un po' in crisi.Possiamo aprire canali di riflessione con la contemporaneità, secondo l'esempio dato anche dalla Santa Sede.

In questi punti programmatici vediamo riflesso l'orientamento di quanto già si sta facendo a Palazzo Pretorio?

Direi di sì, il nostro Museo Diocesano è stato assunto a modello da qualche anno. Nel 2011 poi si era tenuto qui un convegno dell'Amei sull'educazione museale che ha lasciato nei partecipanti un'impressione molto positiva. Insisto che bisogna lavorare in modo progettuale, attraverso un metodo che preveda obiettivi chiari.

Cosa comporterà per lei questa presidenza sul piano organizzativo?

E' ancora presto per queste valutazioni, l'incarico mi è capitato tra capo e collo e devo prendere il tempo per organizzarmi…

Sicuramente mons. Rogger sarebbe stato orgoglioso di questa nomina?

Ci credo anch’io e mi fa piacere di essere proprio alla vigilia del primo anniversario della sua morte, avvenuta il 12 febbraio. Sapere che le sue parole sono diventate strumento per determinare questo consenso gli farebbe piacere.

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