Così hanno imparato a “Vincersi”

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A filmare le loro imprese Alessandro Dardani e Mirko Giorgi, accomunati dalla passione per il cinema documentario a sfondo sociale

Adesso l’intenzione è di filmare la scalata dei quattro ragazzi non vedenti protagonisti di “Vincersi” lungo una via del Campanil Basso, nelle Dolomiti di Brenta. Alessandro Dardani e Mirko Giorgi si erano conosciuti ad un corso di formazione. Uno stava in cattedra, l’altro tra i banchi. Scoprendo, tra un intervallo e l’altro, di avere interessi comuni. La passione per il cinema documentario, ancor più se ambientato in mezzo alla natura, meglio ancora se a sfondo sociale, capace di raccontare delle storie in qualche maniera emblematiche. Dardani ha origini milanesi, ma è cresciuto a Rovereto, per ventun anni ha fatto il vigile del fuoco nella caserma di via Abetone prima del trasferimento a Trento nei permanenti di piazza Centa dove ha trascorso gli ultimi due anni di carriera salendo scale e spegnendo incendi. Ora è in pensione. Mirko Giorgi è uno psicologo bolognese, oltreché alpinista. E se il primo, pure fotografo, è da tempo conservatore del Museo civico della città della quercia per il quale ha realizzato diversi cortometraggi naturalistici e archeologici, anche in giro per il mondo, il secondo ha fondato nella capitale felsinea la cooperativa “La Carovana” che sviluppa progetti educativi nel campo del disagio minorile “utilizzando” l’ambiente naturale come palestra, trekking ed escursionismo compresi.

Che le sensibilità di entrambi potessero incontrarsi, che anche il caso ci mettesse del suo, ci poteva stare. Tanto che, circa quattro anni fa, parteciparono al Trento film festival con “Semus fortes” proponendo il trekking di un gruppo di ragazzi del Centro di salute mentale dell’Asl numero 6 di Sanluri, in Sardegna, fuori e dentro i monti del Medio Campidano.

Con “Vincersi”, docufilm di 46 minuti nato da un’idea dell’educatore Augusto Jimmy De Col, sono saliti anche di più. E non solo metaforicamente. Matteo Stefani, Giulia Poggioli, Giulio Cevenini e Camilla Bagatta, tutti più o meno ventenni, atleti del Cus Bologna, non ci vedono, qualcuno di loro fin dalla nascita. Le famiglie, che ormai da anni si frequentano condividendo il disagio dei propri figli, hanno individuato nella pratica sportiva una via per alleviarlo se non superarlo. E i ragazzi ci sanno fare. L’arrampicata sportiva è ormai il loro pane. In media nove ore di allenamento a settimana. Matteo e Giulia fanno parte della nazionale A di paraclimbing, lui è stato campione mondiale ad Arco nel 2011, lei ha portato a casa due bronzi iridati, Giulio è in nazionale B. Carla Galletti, avvocato che ha deciso di appendere al gancio la toga, è l’allenatrice del poker di ragazzi.

I registi riprendono le scalate nella palestra di roccia delle Sarche, in quella di Badolo (a Sasso Marconi) e sulla Maiella (a Rocca Morice), dove c’è il bed&breakfast di Giampiero Di Federico, leggenda dell’alpinismo abruzzese che ha messo piedi e gambe su più di un 8000. Dardani sta sotto con la telecamera, Giorgi sale con un’altra in parallelo agli scalatori, un drone riprende dall’alto. L’allenatrice guida da terra, indica la via, Giulia arrampica fissando i moschettoni, metro dopo metro, tasta la parete d’arenaria, si contorce sotto la cengia, si ferma scoraggiata, piange, e poi riparte, fino in cima. Nel buio dei suoi occhi. Lo stesso gli altri. Matteo ha la forza e l’agilità di un gatto quando “tocca” per primo e diventa campione del mondo.

“Questi ragazzi – commenta Di Federico – hanno la capacità di conoscere molto meglio di noi il proprio corpo. Una capacità che ormai parecchi hanno perso”. Pietro Dalprà, climber e guida alpina bellunese, da quando li ha conosciuti ad Arco, non molla un attimo il gruppo. Così Federico Stella, istruttore di arrampicata della Fasi (Federazione arrampicata sportiva) di base a Caldonazzo. “Il nostro obiettivo – riflette Carla Galletti – è che questi ragazzi siano autonomi”. “Ascoltandoli e frequentandoli – sottolinea Dardani – impari a essere più umile, ad apprezzare quello che hai e a smetterla di lamentarti sempre di qualsiasi cosa”. C’è spazio anche per una coppia di monaci buddisti incontrati sulla Maiella, in “Vincersi”. E per Paolo Sanelli, poeta-pastore.

Poche settimane fa “Vincersi” ha ricevuto una menzione speciale all’“Orobie film festival” di Bergamo “per il suo alto valore educativo”. Al “Cervino CineMountain Festival” di Valtournenche in valle d’Aosta è stato premiato come miglior film italiano in concorso.

Da settembre Giulia Poggioli sarà a Trento per frequentare la facoltà di lettere. Ed è facile pensare che Sanbapolis potrà diventare la sua palestra di casa.

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