La profezia di Alcisa

A 19 anni dalla morte, la biografia della volontaria Zotta, collaboratrice di Vita Trentina

Dall'infanzia sui pascoli del Lagorai ad una laurea in lingue alla Sorbona, dal servizio ecclesiale in Tesino al volontariato in quattro Paesi africani. Ci sono parabole di vita, tanto più se umili e nascoste, che meritano di essere fissate per sempre in un libro come quello che Odilia Zotta ha dedicato alla sorella Alcisa Zotta, presentato dall'editrice Il Margine giovedì 12 marzo alle 17.30 in Biblioteca Comunale a Trento.

“La sua Africa” con tre parole di sottotitolo a riassumere uno stile di vita (“coraggio – vocazione – cammino”) che Alcisa aveva incarnato in una radicalità inquieta e intrigante. Il ricco epistolario raccolto dai familiari consente di ripercorrerne passaggi sconosciuti, che segnano anche un'epoca. Nel secondo dopoguerra l'impegno ad emanciparsi dalla povertà del Tesino la porta prima a Trento per il diploma di puericultrice e poi come baby sitter a Londra: manda i soldi a casa per far studiare le sorelle, mentre lei impara perfettamente l'inglese, la lingua a cui affiderà poi le confidenze del suo diario. Dall'Inghilterra alla Francia, dove frequenta i corsi per stranieri alla Sorbona: al mattino fa le pulizie nella biblioteca universitaria, mentre di giorno studia per raggiungere una laurea in lingue che le consentirà di maturare la scelta missionaria. Una sosta a Taizè (quand'era ancora “un piccolo villaggio francese”) e poi via nel Burkina Faso e in Costa d'Avorio, a insegnare francese e farsi “sorella” di tante mamme e bambini poveri. La sua narrazione esprime in modo emblematico un tentativo di vivere la missione da volontaria laica all'insegna della condivisione, curando la dimensione contemplativa sulle orme di Charles de Foucauld.

Quest' esigente ricerca spirituale segna tutta la parabola di Alcisa, con un ritorno alle sorgenti del Vangelo, parallelo alla sua mai sopita passione montanara. Ma questa tesina globetrotter torna nel suo altopiano per star vicina alla madre anziana – un rapporto filiale intenso, esemplare – e stimolare la sua comunità con un apporto propositivo, stimolante: il nostro fotografo Gianni Zotta la immortala con l'aria della popolana ribelle durante la rievocazione del Biagio. La sua carica profetica – nel senso di saper guardare al futuro – si esprime anche in campo parrocchiale provocando non poche amarezze per lei che oggi sarebbe entusiasta delle aperture di Papa Francesco.

Collabora con generosità a Vita Trentina, in sintonia con il direttore don Cristelli, interviene spesso nei nostri convegni con proposte d'avanguardia. E, quando serve, scrive di getto alcune lettere al “Dialogo aperto” che – insieme ai suoi scritti e al servizio per il nostro settimanale – avrebbero completato forse ancora meglio il ritratto che ne esce dal libro.

Morta la mamma, sente di dover tornare in missione e gode nel ricevere il mandato del Vescovo alla veglia di ottobre.

La sua morte, avvenuta durante il viaggio in un incidente stradale in Camerun, è segnata dalle insidie della missione (quanti altri volontari hanno trovato e trovano la vita sulle polverose strade africane!) ma corona un itinerario che prima l'aveva portata con la sua utilitaria fino in Terra Santa, compresi otto giorni di silenzio sul Sinai. “La vita di Alcisa – ha scritto don Maffeis su Vita Trentina – narra le uniche parole che meritino di essere scritte, quelle che rimangono anche dopo, vergate con il colore sanguigno della carità”.

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