Lo choc del secolo

L'impatto della guerra di cent'anni fa nelle rappresentazioni artistiche

Dopo Palazzo Trentini, le Gallerie di Piedicastello, il Mart, la Rocca di Riva, il castello del Buonconsiglio non poteva esimersi dal prendere parte al concerto di mostre d’arte e di storia mirate a riflettere, a cent’anni di distanza, attorno alla Prima guerra mondiale. Durante la Grande Guerra si sono agitate dinamiche sociali mai viste prima quali la contrapposizione, di una potenza inedita, di due giganti sovrastrutturali: “Patria” e “Nazione” da una parte e “sole dell’avvenire” e “uomo nuovo” dall’altra. Sono alcuni richiami evidenziati dalla mostra, curata da Piero del Giudice, che si apre venerdì 17 ed è stata realizzata coinvolgendo fra l’altro la Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, la Provincia autonoma di Trento, la Provincia di Trieste e la Fondazione Museo Storico del Trentino.

Risultato di una ricerca e una rappresentazione fuori da ogni retorica, fuori dalle banalità celebrative, la mostra mette in scena tragedie e lutti della guerra, movimenti e singole persone che alla guerra si oppongono, soldati e anche ufficiali che alla morte si ribellano. La esposizione e il voluminoso catalogo indagano le cause e gli interessi che hanno scatenato il conflitto: il loro obiettivo è ragionare sulle cause e sugli interessi che hanno scatenato il conflitto e dare conto delle ribellioni ad esso correlate. La ricerca critica e la scelta delle opere selezionate – tra cui Otto Dix, George Grosz, Kathe Kollwitz, Fernand Leger, Mario Sironi, Giacomo Balla, Giulio Aristide Sartorio (presente in mostra con ben 11 tele), Italico Brass, Giuseppe Augusto Levis, Aldo Lugli, Arcangelo Salvarani, Giacomo Federico Quarenghi, Fortunato Depero, Giuseppe Scalarini (uno dei rarissimi veri oppositori della guerra con i suoi disegni sulle pagine dell’”Avanti!”, pubblicate sino all’intervento italiano e alla censura) e decine di altre presenze artistiche tra tele, tempere, disegni e acqueforti – indagano nello choc che questa guerra determina nell’arte accademica e “alta”, così come nei furori interventisti.

La mostra è suddivisa in tre sezioni: la prima racconta il cuore sanguinante della guerra e della mostra, i soldati nelle trincee, il panorama di morti sui campi di battaglia e nello spazio martoriata tra opposte trincee, tra filo spinato e cadaveri impigliati ai cavalli di Frisia, nella seconda sala si trovano gli artisti delle opposizioni alla guerra e della ribellione e infine nella terza sala si indaga la religiosità e devozione popolare durante il conflitto.

Dentro al primo conflitto mondiale si è aperto un acceso conflitto di classe, interetnico, interrazziale che ha dominato il dibattito di tutto il secolo scorso e prosegue; ecco perché la mostra termina con le opere di alcuni artisti di Sarajevo, sculture e installazioni realizzate durante gli anni dell'assedio della capitale bosniaca (1992-1996).

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