“Mio fratello beato”

Che cosa si prova ad avere un fratello “beato”? “È molto difficile rispondere – dice Lucia Borzaga – perché per me mio fratello rimane sempre… mio fratello. Io lo vedo nella sua luminosità, nella sua gioiosità ma anche nei suoi momenti di sconforto, così come io l'ho conosciuto. Che poi la Chiesa lo voglia riconoscere come beato penso che sia un dono, un dono per me, per la Chiesa di Trento e soprattutto per la Chiesa del Laos”.

Con il riconoscimento del martirio e l'avvio del processo di beatificazione, Lucia spera che sempre più persone possano conoscere la figura di Mario, “nella sua luminosità e bellezza, anche nella sua spericolatezza e originalità”. Luminoso: così Lucia, di quattro anni più giovane, ama descrivere padre Mario Borzaga, “fratello e amico”. “Quando parlo di lui ai bambini, racconto sempre che anche noi che lo conoscevamo bene pensavamo ad un bambino come tutti gli altri. Ma lui fin da piccolo ha fatto la scelta di Gesù come amico, e gli è rimasto fedele. La sua vitalità era tutta avvitata in un grande amore per Gesù. E attraverso il suo Gesù ha fatto tutte le sue scelte nella vita. A 10 anni ha scelto di entrare in seminario, durante i bombardamenti, ed è partito da solo a Dreno; nel suo diario scrive: una delle più belle tappe della mia vita. E non piansi”. Poi la scelta del sacerdozio, e quella di essere missionario. “Il Signore lo ha chiamato ancora prima al martirio di sangue. E Mario ha dato la sua piena adesione a questa chiamata misteriosa: essere pane spezzato per gli uomini affamati di Dio”. Anch’io sono stato scelto per il martirio. – scriveva p. Mario nel 1957 – E se voglio essere un santo prete non devo desiderare altro, perché questo è il mistero che ogni giorno mi sta fra le mani. “Quando è nel Laos – racconta ancora Lucia – non parla più di martirio, perché lo sta vivendo quotidianamente. Il sangue scorre dalle sue caviglie quando fa queste camminate di giornate a visitare la gente, stretto dai morsi della fame, dalla paura dei guerriglieri”…

Il martirio per fede è stato riconosciuto anche al suo collaboratore laico Paolo Thoj Xyooj. “Mi sembra tanto bello che insieme a Mario ci sia anche Xyooj – commenta Lucia Borzaga -. La figura di questo catechista mi commuove moltissimo per la sua fedeltà. Fu picchiato due volte per convincerlo ad andarsene, avrebbe potuto farlo, ma rimase fedele a Mario e penso che fino all'ultimo momento siano stati di conforto l'uno per l'altro”.

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