Prove libere di incarnazione

Dida: César Brie e Catia Caramia ripercorrono i passi di Simone Weil dalla compassione per l'uomo all'amore di Dio

Si è svolta a Lucca dall'8 al 14 giugno la 4ª edizione de I Teatri del sacro, progetto di Federgat, Fondazione Comunicazione e Cultura e Ufficio Nazionale Comunicazioni Sociali della Cei, che punta a promuovere le intersezioni tra il teatro, la ricerca religiosa e la tensione spirituale che attraversano il nostro tempo.

Sono 20 i nuovi spettacoli selezionati tra quanti hanno risposto al Bando 2014, portati in scena a Lucca, negli spazi che componevano quest'anno il singolare tracciato del sacro nel cuore storico della città toscana, dal teatro già chiesa di S. Girolamo, alla chiesa di S. Giovanni prospiciente il Duomo, ai chiostri del Real Collegio dietro S. Frediano. Più articolato ancora, per temi, linguaggi, stili e registri, il tenore della proposta che in quest'edizione ha premiato soprattutto le compagnie professioniste. Al punto da rendere estremamente arduo il tentativo di una sintesi.

Meglio affidarsi, allora, al filo delle suggestioni o all'ampiezza del divario tra ciò che ha preso anima nella settimana lucchese. Dalle rievocazioni dei racconti evangelici, quelli affidati allo sguardo dell'asino paziente che accompagna il cammino terreno di Gesù, kènosi scenica raffinata e coerente ancorché malinconica, visivamente affidata a marionette e allestimenti di stracci e metallo che Antonio Panzuto del Teatro Fondamenta Nuove di Venezia anima sul palco; quelli più tradizionali ma più densi tematicamente della compagnia amatoriale Latte nero che incrocia il pranzo della domenica con la rievocazione della passione morte e resurrezione di Gesù a cui ciascuno dei commensali partecipa personalmente (il lavoro è tratto da Menù di quaresima di don Vittorio Chiari); quelli formato cabaret a strappo continuo di risate, di Caino Royale che mette in scena la ribellione di Caino al suo destino biblico di fratricida (Pem-Habitat Teatrali).

E poi la mistica, protagonista forse di quest'edizione, dai canti di san Giovanni della Croce ispirati al Cantico e all'iconografia nuziale del giardino dell'anima (Laboratorio degli Archetipi), alla contaminazione giocosa e ribalda di Sante di scena (Teatro delle Moire) che tira in campo di dritto e di rovescio la mistica claustrale alludendo a personaggi come Santa Gemma o suor Baldina, la suora cubista e suor Sorriso. Ribaldo picaresco ma denso di senso, l’approccio a Lourdes di Luca Ricci(Capotrave) che traspone in monologo il romanzo autobiografico di Rosa Matteucci, un pellegrinaggio iniziato come contesa personale con Dio per la morte accidentale del padre, che si sprofonda nella miseria umana – a rimarcare la dis-grazia vesti e voce della crocerossina indossate da Andrea Cosentino – per approdare alla folgorazione inattesa e inspiegabile dell’abbraccio amoroso di un Altro padre. E ancora le altezze mistiche opposte, ma in fondo forse non proprio così aliene, di Simone Weil e fra’ Giuseppe da Copertino, rievocate da César Brie a partire dal letto del sanatorio di Ashford in cui morì la 33enne filosofa francese (La Volontà – Campo teatrale), potentemente narrate da Fabrizio Pugliese quelle del secentesco santo “idiota” innamorato di Dio e della “Mamma sua”, che si alzava letteralmente in volo davanti alla bellezza di un mondo altro che si mostrava ai suoi occhi, e per obbedienza doveva distogliersene (Per obbedienza – Armamaxa/U.R.A. Teatro). La corrispondenza segreta e misteriosa tra mondi opposti è l’anima di Corrispondenze (Occupazioni insolite/Impulse), scambio epistolare tra due sorelle separate dalle scelte di vita, una fissa in clausura, l’altra in perenne movimento nel mondo, a fotografarlo, eppure intimamente unite non solo dal sangue e dal sentimento e dalla storia familiare, ma da assonanze e somiglianze che il movimento di danza manifesta. Potrebbe essere l’icona di quest’edizione, ricca (manca lo spazio per ricordare tutti) e labirintica da smarrirsi dentro e ricercar la via verso la luce seguendo il suono delle parole non disincarnate. Può essere contento il direttore, Fabrizio Fiaschini, e i suoi collaboratori, la sfida ora è che risuonino in nuove piazze.

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