Sanità, “va cambiato il modello”

In vista del Piano decennale della Salute intervengono gli organismi diocesani del settore: chiedono “più attenzione alle relazioni” e il cambiamento del modello sociosanitario

Deve e vuole cambiare la sanità trentina, ma il “cambiamento di scenario” indicato nel Piano decennale esige coerentemente anche “un cambiamento significativo del modello sociosanitario”.

È quanto afferma – e argomenta con spirito propositivo – la Consulta per la Pastorale della salute in un documento che Vita Trentina anticipa in queste giornate di dibattito, segnate anche dall'annunciata sostituzione del direttore dell'Azienda Sanitaria, Luciano Flor.

L'autorevole organismo diocesano che raccoglie e rappresenta tutte le sigle e gli operatori cattolici del settore (vedi riquadro) sottolinea non pochi aspetti positivi della piattaforma predisposta dall'assessorato guidato da Donata Borgonovo Re, ma evidenzia con precisione alcune esigenze sottovalutate. A partire da quanto viene sollecitato da fenomeni come invecchiamento, aumento della forbice agio/disagio, monogenitorialità, ovvero “una crescita di attenzione alle relazioni”. “Non compare nel Piano – è la perentoria osservazione critica emersa dal confronto interno delle realtà ecclesiali – la formazione alla dimensione relazionale (da affiancare a quella tecnico-scientifica), sia degli operatori sia dei volontari chiamati a collaborare tra loro, finalizzata al lavoro d'equipe”.

CURE CON PIU' CUORE

Cardine di una buona politica sanitaria, secondo la Consulta, è il tema dell'umanizzazione delle cure. “C'è scarsa considerazione e rispetta della dignità di ogni persona”, si afferma in generale, riferendosi anche ad atteggiamenti di disprezzo verso chi vive situazioni grave. L'esasperazione degli aspetti tecnologici (“pur necessari”) determina spesso freddezza tecnica, superficialità del contatto, scarso ascolto”. Oltre a cure “a misura d'uomo” si chiede “un'attenzione integrale alle persone”, nella quale il documento inserisce anche la dimensione spirituale, osservando che nel Piano manca ad esempio un riferimento alle esigenze del culto, intese come risposta ai bisogni spirituali. Di qui anche un invito a rivedere il servizio religioso in ospedali e case di riposo, al di là dei momenti “rituali”.

Secondo la Consulta diocesana, il cambiamento passa da una maggiore formazione etica del personale, soprattutto nelle relazioni di cura: “A partire da una considerazione sulla responsabilità etica cui si è chiamati quando ci si prende cura di qualcuno, quando l’altro, nella sua situazione di vulnerabilità, “ci interpella”, ci sollecita a rispondere direttamente o indirettamente. E’ una “situazione” fragile, questa, in cui è facile cadere preda di un eccesso come di un difetto, sostituendosi all’altro o limitandosi a fare “il proprio lavoro” nel rispetto delle norme esistenti, più o meno conosciute”. Quindi, non solo protocolli sulle cure ma anche sul “prendersi cura” e sul “farsi carico” in uno scambio continuo tra curante e malato.

ADOLESCENTI E GENITORIALITA'

Le associazioni cattoliche hanno peraltro “vivamente apprezzato” il Piano decennale (ben definito “della salute, non semplicemente sanitario”) sottolineando vari elementi positivi (come il tentativo di mettere la persona al centro, di promuovere stili di vita in salute con condotte concrete, di rafforzare il legame col volontariato, di includere le persone a rischio, di favorire l'invecchiamento attivo…) anche sui due fronti nei quali più si sofferma il documento diocesano: il sostegno alla genitorialità e l'adolescenza.

Su questi due punti che interessano le famiglie, dentro la tendenza alla solitudine e alla perdita di relazioni sociali, si sottolinea che va dato un aiuto ai genitori nelle situazioni di maggior fragilità, cercando di “anticipare piuttosto che inseguire” e partendo dal fatto che “un bambino non è mai concepibile senza la famiglia”. Si approfondisce il tema dei crescenti disagi nella salute mentale in età evolutiva, indicando l'esigenza di rinforzare i servizi per gli adolescenti e di collegarli in modo organico a quelli per adulti.

Un altro spunto riguarda gli anziani: il forte investimento nelle strutture ha rallentato l’indirizzo verso la domiciliarità diffusa. Servono quindi servizi di giunzione fra questi due ambiti, secondo il modello già ben avviato nelle cure palliative. Il collegamento tra assistenza ospedaliera e territoriale va migliorato nei vari servizi, così da poter prevenire e sostenere le diverse forme di fragilità.

Ora il contributo della Consulta della Salute finirà nel filtro della stesura definitiva del Piano: gli autori sperano che riescano a “passare” non solo le indicazioni concrete ma soprattutto la visione di fondo.

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Il documento

Alla stesura del documento hanno partecipato i referenti di associazioni, gruppi e movimenti di ispirazione cristiana, che compongono la Consulta della Salute, quali Acos, Oari/Avulss, Associazione Medicina e Persona, Gruppo diocesano di sostegno al disagio psichico, Ospitalità Tridentina, Centro volontari sofferenza, Pastorale Pensionati ed Anziani, Ministri Straordinari della Comunione, rappresentanti dei malati, delle cappellanie ospedaliere e dei religiosi/e operanti in campo sanitario.

Il testo integrale nel sito www.vitatrentina.it

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La frase

È più importante sapere quale tipo di paziente è colpito da una determinata malattia che non quale malattia affligge il paziente”.

David Karnowsky, oncologo americano

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