“Che sia una famiglia…”

Dopo cinque anni, don Paolo Devigili, cappellano di San Marco e Sacra Famiglia, alle soglie della partenza

Preoccupazione e gioia si mescolano nell'animo di don Paolo Devigili, cappellano di San Marco e della Sacra Famiglia di Rovereto, mentre ha iniziato a fare i bagagli in vista del nuovo incarico affidatogli dall'arcivescovo. Alla metà di ottobre – la data è ancora da fissare – assumerà il peso di ben otto parrocchie, per un totale di seimila persone: Vezzano, Fraveggio, Ranzo, Padergnone, Santa Massenza, Sarche, Pergolese e Pietramurata.

Un salto non indifferente, da cappellano a parroco di così tante realtà, e ancora molto giovane, ma don Paolo ha grande fiducia nel Signore e l'esperienza fatta a Rovereto, ci dice, “mi ha svezzato”. Normalmente i novelli sacerdoti non rimangono a lungo nella loro prima parrocchia; don Devigil, invece, ha avuto modo di ambientarsi e di fare numerose esperienze a Rovereto. Il ricordo più bello che porta con sé è “l'accoglienza di tante persone che mi hanno voluto bene e mi hanno aiutato a crescere”.

Era arrivato nell'ottobre 2010, quando frequentava l'ultimo anno di seminario a Trento, la comunità lo ha seguito prima per l'ordinazione diaconale e poi per quella presbiterale, avvenuta il 18 giugno 2011. Il nuovo incarico è stato “una grande sorpresa, pensavo infatti di rimanere qui ancora un anno”. Lo dimostra l'estate tutta programmata: dal 17 al 22 agosto sarà con il “gruppo giovani” ad Assisi. A loro si è particolarmente dedicato, soprattutto con la catechesi e negli scout, che a breve porterà ancora una volta in montagna, dopo essere rientrato in città ai primi di agosto per i festeggiamenti della patrona, Maria Ausiliatrice.

Si è sempre speso con grande entusiasmo, dividendosi tra la Sacra Famiglia e San Marco; la celebrazione eucaristica da una parte e la catechesi dall'altra, i corsi per i fidanzati e quelli sulla Bibbia per gli anziani, e poi i sacramenti – il battesimo di un bimbo e una buona parola al confessionale – i campeggi e, per due anni, l'insegnamento della religione nelle classi di prima e seconda superiore dell'Arcivescovile.

Si è sentito “in famiglia”, vivendo in canonica con altre persone, con il decano, don Sergio, inizialmente con il compianto diacono Italo e poi con don Remo Vanzetta, con la segretaria Anna Maria, molto presente, e con la perpetua Rosy. Per quanto è possibile intende riprodurre un ambiente familiare e di comunità anche alle Sarche. “Immagino una canonica con le porte aperte, dove si può entrare, scambiare due parole e bere un caffè, dove non c'è un cartello con scritto 'proprietà privata'”, racconta don Paolo, che tiene comunque i piedi per terra. “Non so, bisognerà vedere come fare con otto canoniche, ci dovrò pensare”.

Non sarà solo, ha infatti chiesto a mons. Bressan di poter avere don Cristiano Bettega, come supporto, con il quale condividerà in un primo momento la canonica di Padergnone, poi andrà a Vezzano. “La preoccupazione è tanta”, aggiunge il cappellano mentre scorre con il dito lo schermo del cellulare, fermandosi sulla canzone degli scout “Strade e pensieri per domani” di Mattia Civico. “Lui traccia percorsi impossibili, strade e pensieri per domani”, recita un versetto. “Impossibili – conclude – non significa impraticabili, ma che mai avresti pensato: cinque anni fa non pensavo di venire a Rovereto, quindi parto con la fiducia nel cuore al servizio di quelle persone che la Chiesa mi vuole affidare”.

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