Le tre fontane di Trafoi, tra leggenda e realtà

Trafoi – Secondo la leggenda avvenne che in tempi assai lontani un sacerdote portò con sé un oggetto devozionale da Santa Maria, presso il paese di Monastero in Svizzera, a pochi chilometri da Tubre. Era una piccola statua della Madonna. Il prete appese il manufatto ad un abete e col tempo tutti se ne dimenticarono. Quando però un boscaiolo prese a colpire quell’albero con la sua accetta, sentì all’improvviso una voce attraversare i rami: “Taglia, taglia, ma non tagliare me!”. L’uomo, come si può immaginare, fu preso dal panico. Appena si riebbe guardò bene tra le fronte e riconobbe la statuetta di Maria. Fu per questo motivo che in quel luogo fu eretta una cappella, si dice nel 1229. Proprio in quell’anno un pastore ritenuto assai devoto, di nome Moritz, fu testimone della comparsa prodigiosa delle tre cascate. Di punto in bianco avvenne che dalla parete rocciosa sgorgarono contemporaneamente tre fonti. In ogni getto d’acqua si trovava una croce di legno che veniva trasportata a valle dalla corrente. Moritz si affrettò a raccogliere tutte e tre le croci e decise di portarne una a Stelvio, nella chiesa di S. Ulrico e l’altra a Monastero, il luogo d’origine della statua della Madonna. Stava pensando a cosa fare con la terza croce, quando essa gli scivolò dalle mani, cadde e fu inghiottita dall’acqua.

Il santuario è dunque meta di pellegrinaggio non solo per la statua miracolosa di Maria ma anche per le acque prodigiose delle tre fontane. In passato le persone della valle e dei dintorni facevano ricorso a quell’acqua soprattutto in caso di danni provocati dal maltempo o per dolori agli occhi. Si riteneva di poter ottenere gli effetti desiderati solamente dopo aver bevuto da tutte e tre le fonti.

Come spesso accade, pare che il luogo fosse considerato sacro anche prima della cristianizzazione della regione. Se il primo santuario fu costruito nel 1229, l’attuale chiesetta risale all’inizio del ‘700.

Un’altra curiosità: le tre cascate… sono due. Sono due, scorrono parallele, fanno insieme tre salti e si dividono quindi in sei rami minori. Due, tre o sei, il nome Trafoi, di origine latina e, come si suol dire, retoromanica, secondo alcuni significherebbe proprio “tre fonti”. Trafoi, piccolo centro abitato sulla strada che conduce al passo dello Stelvio e che fa parte dell’omonimo comune, conta poco più di un centinaio di anime. Il trafoiese più famoso è certamente Gustav Thöni, sciatore plurimedagliato alle Olimpiadi, quattro volte campione del mondo. La famiglia dei Thöni, si tramanda, fu una delle prime a popolare Trafoi (assieme ai Platzers e agli Ortler), nei primi decenni del XVI secolo. Le altre date iscritte negli annali del paese sono il 1804, quando a partire proprio dalle tre fontane di Trafoi, una squadra guidata dal passirese Joseph Pichler conquistò per la prima volta la vetta dell’Ortles, e gli anni dal 1820 e il 1825, periodo in cui fu costruita la strada dello Stelvio, famosa in tutto il mondo per i suoi molti tornanti (oltre che per le eroiche scalate in occasione del Giro d’Italia).

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