Le parole e i gesti che curano

Lo psichiatra Eugenio Borgna ai volontari della salute: “Occorre avere chiara consapevolezza delle proprie emozioni positive e negative, senza sfuggirle”

Le parole possono curare i mali del corpo e della mente. Possono portare le persone ammalate a credere di nuovo in se stesse, a riscoprire potenzialità che fino a quel momento non sospettavano di avere. Ma come si scelgono le parole che fanno bene, che non accrescano inutilmente la sofferenza? Erano queste le domande decisive alle quali ha ampiamente risposto Eugenio Borgna, primario emerito di psichiatria all'Ospedale Maggiore di Novara, già docente a Milano e scrittore, invitato come relatore all'incontro di studio e riflessione: “L'umano nella relazione di aiuto. Costruire relazioni di prossimità e di cura con le persone”, organizzato a Trento venerdì 30 ottobre all'oratorio del Duomo da Consulta Diocesana per la Pastorale della Salute e da Caritas trentina.

“Per scegliere le parole che curano – spiega Eugenio Borgna – è necessario allontanarsi dalle banalità quotidiane della vita, dalla loro esteriorità, e discendere lungo i sentieri che portano alla nostra interiorità: agli abissi della nostra interiorità”. Ma per esprimere al meglio la competenza umana nei rapporti interpersonali non serve essere psicologi o psichiatri, occorre invece avere chiara consapevolezza delle proprie emozioni positive e negative: gioia, stupore, tristezza, angoscia e disperazione. Solo entrando in contatto con i nostri sentimenti, senza sfuggirli, possiamo costruire una vera sintonia con l'altro sofferente. Ma anche gli sguardi e i semplici gesti, come un sorriso autentico o una stretta di mano, danno spesso reale sollievo a una persona sofferente e testimoniano l'attenzione con la quale ci si prende cura di lei.

Tra gli altri interventi colpiva quello di Roberto Calzà, direttore della Caritas di Trento, presente al convegno con le associazioni Avulss e Acos per testimoniare come la competenza umana nelle relazioni si concretizzi ogni giorno. Calzà ricordava che i rapporti con le persone si umanizzano anche aiutandole a usare più responsabilmente il denaro. Nella stessa direzione si muoverà “Formarsi alla relazione di aiuto”: un laboratorio interattivo, proposto ancora da Consulta e Caritas con la Famiglia Camilliana di Trento e Verona, per insegnare ai 'volontari della salute' nuove forme di aiuto attivo che renda chi soffre protagonista nel migliorare la propria situazione (per informazioni sul corso: guidoguidolin@alice.it). Prosegue poi fino al 4 dicembre “Alla ricerca di un ascolto diverso”, il secondo corso di formazione del Gruppo diocesano di sostegno al disagio psichico rivolto ai futuri volontari del Centro di Ascolto.

Come ha spiegato il delegato vescovile alla Pastorale della Salute don Piero Rattin, il convegno era inserito in un percorso avviato dalla Diocesi per rimettere al centro il rapporto con gli ammalati, oggi spesso lasciati ai margini. Nello stesso stile di Gesù e su invito del Papa, che ricorda di essere “Chiesa in uscita verso le periferie esistenziali”.

Per informazioni sulle iniziative di pastorale sanitaria contattare la Consulta diocesana di Pastorale della Salute al numero 0461.231055 o visitando la pagina web dedicata.

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