Il Delta del Niger non è così lontano

I danni ambientali e la violazione dei diritti umani causati dalle compagnie petrolifere in Nigeria nell'incontro promosso da Amnesty Internazional

Immaginate che resti giorno 24 ore su 24 e che non ci siano più uccelli a cantare. E anche se ci fossero, non potreste sentirli perché domina un rombo continuo e potente. Immaginate a pochi metri da casa vostra una torcia altissima che brucia gas e elimina nell'aria fumi che invadono un cielo sempre nero, un'aria che non si può respirare, impestata di benzene, diossina, sulfuri e particolati. Non potete più coltivare qualcosa da mangiare: le piogge acide rendono sterile il terreno. Le immense torce bruciano i gas associati al greggio quando si estrae dal sottosuolo il petrolio: è il gas flaring, una pratica che le grandi industrie estrattive preferiscono perché più economica del recupero del gas. In Nigeria la pratica del gas flaring è fuorilegge dal 1984, ma continua ad essere utilizzata con effetti devastanti per l'ambiente e per la salute delle persone.

Gli effetti ambientali e sociali di questo fenomeno saranno affrontati, venerdì 13 novembre alle 21, alla sala conferenze della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto in via Garibaldi a Trento, nell'incontro “Terra violata e persone in fuga: il Delta del Niger non è così lontano”. L’appuntamento è promosso dalla sezione trentina di Amnesty International, in collaborazione con Atas onlus, nell'ambito della settimana del “Gioco degli Specchi” sul tema “Il Rifiuto della Terra. Cambiamenti climatici e Migrazioni”. Interverranno Cristiano Vernesi del Gruppo di Trento di Amnesty International e Luca Manes, esperto dell'associazione Re:Common, che ha indagato e denunciato vicende di corruzione, riciclaggio e abuso di potere tra Europa e Delta del Niger.

La Nigeria è il primo produttore di petrolio del continente africano, i suoi abitanti siedono su una immensa ricchezza che si è rivelata per loro una maledizione: oltre il 70 per cento della popolazione vive sotto la soglia di povertà, l'aspettativa di vita è di 53 anni, il 42 per cento non ha accesso all'acqua potabile, ci ricorda l’“Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo” (sesta edizione, Terra Nuova edizioni, 2015, a cura dell'associazione 46° parallelo). Le compagnie petrolifere, l’italiana Eni compresa, la fanno da padrone e i governatori locali non difendono i loro cittadini.

Oltre allo spreco di energia e ai danni diretti ad ambiente e persone, il gas flaring, visibile anche dallo spazio, contribuisce al riscaldamento globale. Un motivo in più per chiedere conto anche all'Eni delle sue attività in Nigeria.

Il giorno precedente, giovedì 12 novembre, Il pluripremiato Voci di transizione di Nils Aguilar, proiettato alle 21 al cinema Astra, offrirà possibili risposte ai problemi ambientali. Si potrà discuterne con Roberto Barbiero dell'Osservatorio trentino sul Clima e Paolo Magnabosco del movimento culturale “Transizione Italia”.

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