Clandestinità, reato inutile e da abolire

Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, del Pd, lo vorrebbe abolire. Gli “addetti ai lavori” e l’insieme della comunità scientifica sono concordi: lo giudicano inutile e perfino dannoso (prevede una mera sanzione pecuniaria), perché inceppa la già farraginosa macchina della giustizia italiana. “Inutile, ingiusto e illiberale”, perché non ha e non ha avuto mai alcun effetto deterrente, lo giudica l’Unione delle camere penali, associazione di penalisti. “Non serve a fermare gli ingressi irregolari e anzi ostacola le inchieste sugli scafisti, ingolfa i tribunali con migliaia di cause e costi enormi per lo Stato”, lamenta l’Associazione Nazionale Magistrati, invocando la depenalizzazione di un reato “inutile e dannoso”. Conferma il capo della Polizia, Alessandro Pansa: “Intasa l’attività delle procure”.

Ma il reato di immigrazione clandestina (più precisamente: di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato di cittadini extracomunitari), introdotto nel nostro ordinamento nell'agosto 2009 dal governo Berlusconi – ministro dell'Interno era il leghista Roberto Maroni, alla Giustizia c'era Angelino Alfano, oggi all'Interno e poco disposto a rimangiarsi la norma a suo tempo caldeggiata -, che secondo l'agenda politica del premier Matteo Renzi doveva essere abolito nel Consiglio di ministri di metà gennaio, è ancora lì. Dall'aprile 2014 i 18 mesi di tempo che il parlamento aveva dato al governo per depenalizzare questo così come altri reati sono ampiamente passati. Eppure…

“Il governo ha fatto prevalere – come già su altre questioni di diritti umani – un calcolo politico e demagogico, stavolta persino rispetto al dato di fatto, ammesso dallo stesso governo, del carattere inutile e controproducente della norma”, commenta scandalizzato il presidente di Amnesty International, Antonio Marchesi. “Mentre il mondo cade a pezzi e i singoli Stati dell’Unione si chiudono a riccio, qui da noi ci si arrovella se sia politicamente opportuno mantenere in vigore un reato inutile”, osserva Guido Savio per l'Associazione Studi Giuridici sull’immigrazione (Asgi).

Nel dibattito si inserisce, alla vigilia della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, anche La Chiesa italiana, con Caritas e Migrantes capofila. Caritas italiana giudica la decisione del governo “paradossale” perché motivata da “dichiarate motivazioni politiche” legate alla percezione del fenomeno da parte dell’opinione pubblica piuttosto che su dati reali. Il concetto è ribadito da mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes: “Una condizione di vita non può essere un reato”.

“Per poter depenalizzare i reati di immigrazione clandestina, occorre preparare prima l’opinione pubblica”, riconosce candidamente la ministra per le Riforme, Maria Elena Boschi in un’intervista al Corriere della Sera. E il ministro Orlando, pur ribadendo che l’abolizione del reato di immigrazione clandestina “si deve fare”, a “Omnibus” su La7 prende tempo: “col ministero degli Interni – dice – si sta ragionando su un intervento complessivo che riguardi i rimpatri e i tempi per il riconoscimento dello status di rifugiato”. Così la questione è rinviata. A dopo le elezioni amministrative di primavera.

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