Dalla parte giusta

A Villa Sant’Ignazio la testimonianza di padre Giovanni Ladiana. Dal 2010 il gesuita è il principale animatore di "Reggio Non Tace", associazione di cittadini nata per lottare contro la 'ndrangheta

"Avete scelto da che parte stare? Siete liberi di denunciare? Sbrigatevi a farlo: noi viviamo circondati dalla criminalità organizzata e siamo un'isola di fronte al suo dilagare, qui in Trentino c'è poca corruzione ma non pensiate di esserne immuni, ci sono isole alle quali bisogna impedire di espandersi e consolidarsi agendo in prima persona perché anche il nord è terra di conquista della 'ndrangheta e da più di trent'anni molti hanno fatto finta di non vedere".

E' risuonato duro nella sua essenzialità e spoglio di qualsiasi dubbio nella sua intransigenza, ma accorato l'appello a schierarsi e a distinguere tra chi è possibile chiamare amico e chi è nemico che padre Giovanni Ladiana ha lanciato al termine dell'incontro svoltosi a Villa S. Ignazio domenica 10 gennaio. Una testimonianza, la sua, che non poteva lasciare indifferenti giovani e adulti che hanno affollato la sala, partecipando all'incontro organizzato dalla Fondazione Sant’Ignazio per presentare "Anche se tutti, io no. La chiesa e l'impegno per la giustizia" scritto dal superiore dei gesuiti di Reggio Calabria in collaborazione con Vittoria Prisciandaro (Edizioni Laterza).

"Mi hanno chiesto di scrivere la storia di un prete anti 'ndrangheta, ma a me non interessava, ho raccontato perché sono arrivato a Reggio e ho sentito il dovere di lottare contro la 'ndrangheta così come avevo sempre lottato contro ogni organizzazione mafiosa", ha esordito padre Ladiana. Nel saluto introduttivo, padre Alberto Remondini aveva definito il testo del confratello "la storia della sua vita, utile per capire come i gesuiti operano, rileggendo l'esperienza a partire dall'interiorità che è bussola per interpretare la realtà e i cambiamenti che la caratterizzano e poi scoprire dove indirizzare il proprio impegno". Un impegno sintetizzato in quella frase, "Anche se tutti, io no", scelta come titolo del libro, che si ispira alle parole pronunciate dall'apostolo Pietro durante l'Ultima Cena per esprimere un amore verso Gesù talmente forte da resistere a qualsiasi tentazione di tradimento. Parole scelte come motto della resistenza nonviolenta al nazismo, pagata con il sacrificio della vita, da un altro gesuita, il tedesco Alfred Delp.

Dal 2010 padre Ladiana è il principale animatore di "Reggio Non Tace", associazione di cittadini nata per lottare contro la 'ndrangheta: "Abbiamo scelto di essere un movimento per continuare a vivere la gratuità come unica fonte del nostro impegno e restare liberi", ha spiegato il gesuita ricordando che non accetta finanziamenti pubblici che costringerebbero al compromesso e che di fronte alle mafie bisogna essere risoluti. Scegliere da che parte stare, infatti, è un dovere morale irrinunciabile e non rinviabile sia "per chi prende sul serio la propria Coscienza di credente, sia coloro che, non credenti, sceglieranno di rispettare la propria Coscienza di uomini e di donne. E che occorra il risveglio di tutti è provato dalla radice profonda dell'omertà: la menzogna d'illudersi che si è ancora liberi, solo perché si può scegliere di girare la faccia dall'altra parte, mentre sta bruciando la casa".

L'incontro è stato dunque occasione per lasciarsi interrogare dal "cosa possiamo fare, quale contributo possiamo dare" a cui anche Papa Francesco invita, come ha ricordato il gesuita, affermando che "l'importante non è non cadere, ma non rimanere caduti".

"A Reggio non possiamo abbattere un sistema che in 40 anni si è consolidato, ma vogliamo contribuire a risvegliare le coscienze. Se è stata decretata la fine delle utopie – ha proseguito Ladiana -, per la Bibbia utopia è accorgersi della bellezza che hai sperimentato nell'incontro con il volto concreto dell'altro e domandarsi dove vuoi mettere il tuo cuore, ascoltando innanzitutto la tua coscienza spirituale: se hai visto questa bellezza, non puoi accontentarti".

Si tratta, come si legge nel libro, di "coniugare passione e pazienza perché hanno la stessa radice in pathos, nella partecipazione vitale alla vita dell'altro e degli altri" e, pur ammettendo l'incapacità degli adulti di dare il buon esempio, il gesuita ha spronato i giovani a smettere di vivacchiare: "Riflettete sul fatto che durante fascismo e nazismo, la resistenza l'hanno fatta ragazzi di 20 anni; milioni di giovani tedeschi invece marciavano come oche senza testa e Delp si domandava come avrebbe potuto aiutarli a recuperare coscienza umana e civile. Dovete decidere se volete lottare per essere liberi, aprire gli occhi e capire che la criminalità è infiltrata in tutto il Paese".

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