Il digiuno nella Chiesa etiopica

L'astensione da cibo e bevande da mezzanotte fino al primo pomeriggio o sera va osservata per circa 240 giorni all'anno, dei quali solo 180 strettamente obbligatori

I cristiani, fin dall’inizio del IV secolo, in memoria del ritiro nel deserto e del digiuno di 40 giorni e 40 notti che Gesù Cristo fece precedere alla sua vita pubblica, dedicano altrettanti giorni di penitenza e digiuno, per purificare lo spirito e per renderlo degno di elevarsi a Dio e di contemplarlo.

Presso i cristiani d’Etiopia (non solo i Cristiani Copto Ortodossi ma anche i Cristiani Cattolici che usano la Ligurgia della Chiesa Etiopica e non quella latino-romana) questo periodo di digiuno viene chiamato “Tsome Arbe’a’” (digiuno di 40 giorni). In pratica però la quaresima etiopica abbraccia 55 giorni, perché alla vera e propria quaresima che inizia 40 giorni prima della Pasqua si premettono 8 giorni di digiuno, chiamati “Tsome Hirkal” (digiuno di Eraclio), aumentati di altri 7 giorni detti “Tsome Himamat” (digiuno della passione) in memoria della passione e morte del Redentore.

L’origine di Tsome Hirkal, secondo la tradizione etiopica, è collegata al fatto che segue: Eraclio I, imperatore di Bisanzio (610-641), volendo passare per la Palestina per andare a combattere contro i persiani, aveva promesso agli ebrei che sarebbe passato senza disturbarli in alcun modo. Ma quando giunse a Gerusalemme i Cristiani raccontarono tante ingiuste vessazioni subite da parte degli ebrei e lo supplicarono di farne vendetta sterminandoli. Per convincerlo, il patriarca e i fedeli di Gerusalemme fecero solenne promessa di digiunare ogni anno durante gli otto giorni che precedono l’inizio del digiuno quaresimale. I cristiani d'Etiopia ereditarono quell’impegno della comunità cristiana di Gerusalemme e praticano ancora quel digiuno, otto giorni prima della quaresima propriamente detta, col nome appunto di “Tsome Hirkal”.

Le domeniche della quaresima etiopica vengono denominate dal fatto o dal personaggio ricordato nel Vangelo che si legge nella santa Messa della rispettiva domenica o dalle preghiere, antifone ed inni del Duggua (il manoscritto che li contiene per ogni giorno). Così la domenica che precede il digiuno di Hirkal si chiama ze’worede (che discese) dalle parole iniziali di un inno del Duggua che si riferisce al Redentore Gesù Cristo il quale discese dal cielo per salvarci. Segue la domenica detta “qidesti” (= Santa) perché i canti del Duggua di quel giorno ricordano ripetutamente il digiuno di 40 giorni e 40 notti del Redentore nel deserto (Santa quaresima). La terza si chiama “Mukurab” (= Sinagoga) per il fatto che gli inni e le antifone del Duggua di quel giorno si riferiscono agli insegnamenti di Gesù nella Sinagoga. La quarta invece è la domenica Metsagui (= Paralitico) (cfr. Mt. 9, 1-9). La quinta è la domenica denominata “Debre Zeiti (= Monte degli Ulivi) (cfr. Mt. 24, 3-36). La sesta domenica porta il nome di Ghebre heir ( = Servo Buono) (cfr. Mt. 25, 14-24). La settima domenica si chiama Nikodimos (= Nicodemo) perché il Vangelo riferisce il colloquio notturno tra Gesù ed il capo giudeo Nicodemo (cfr. Gv. 3, l-12). L’ultima si chiama “Hosa’ina” (= Osanna) dall'acclamazione trionfale e dall’espressione d’intensa gioia rivolte al Redentore dagli abitanti di Gerusalemme; vi si commemora quindi l’ingresso trionfale di Gesù nella città di Gerusalemme (cfr. Gv. 12, 12). La domenica delle Palme è la festa principale della città di Axum che per gli etiopici è la città santa, centro religioso dell’impero etiopico. In essa secondo la tradizione si custodiscono le Tavole della Legge. Per questo Axum è ritenuta una città santa e una seconda santa Sion. In quel giorno ad Axum l’ingresso di Gesù a Gerusalemme viene commemorato con scene coreografiche d’indescrivibile gioia.

La disciplina quaresimale etiopica è rigorosissima. Non vi è distinzione tra digiuno ed astinenza e si escludono nel mondo più assoluto non solo la carne, ma anche le uova ed i latticini.

All’inizio della quaresima, dopo le funzioni e preghiere pubbliche e private in chiesa, i fedeli si radunano nel piazzale della chiesa o nel luogo più adatto vicino ad essa dove diversi sacerdoti competenti leggono e spiegano al popolo dei testi presi dalle quattro “gubaie” (collezioni) riguardanti specialmente il digiuno e la penitenza.

Dopo il raduno i fedeli ritornano a casa ed iniziano subito i diversi atti di mortificazione (tegadilò). I vecchi e i giovani scolari devono osservare astinenza e digiuno (stare completamente a digiuno fino all’ora sesta, cioè mezzogiorno); tutti gli altri fino al segnale della campana della chiesa che viene dato all’ora nona (ore 15). Da allora fino a sera è lecito prendere cibo, esclusi naturalmente la carne, le uova e i latticini. I monaci e i più fervorosi si astengono anche dalle bibite e dalle bevande alcoliche. Fra gli altri atti di mortificazione che i monaci e gli asceti etiopici praticano in privato durante la quaresima, c'è il dormire su una stuoia per terra o semplicemente sulla nuda terra o su pezzi di legno o sassolini disposti all'uopo.

La legge del digiuno è applicata persino alla celebrazione della Messa, per non rompere il digiuno ricevendo la comunione.

Secondo il Fitha Negesti, il digiuno della quaresima deve essere osservato fino al tramonto del sole, mentre per gli altri digiuni si prescrive l’osservanza f1no alla nona ora (3 pomeridiane). Per quanto riguarda l’astinenza, il Fetha Nagast prescrive che durante i periodi del digiuno nessun animale da cui esce sangue, e nessun prodotto di animali, come latte, burro, uova, possa essere consumato. Nei sabati e nelle domeniche si è dispensati dal digiuno, ma non dall’astinenza; non si deve quindi mangiare né carne né altro prodotto animale.

Non tutti i citati digiuni sono strettamente obbligatori per tutti i fedeli. Il digiuno degli Apostoli – che inizia il lunedì dopo l’ottava di pentecoste e termina alla vigilia della festa dei santi Apostolo Pietro e Paolo – e quello dell’Avvento (digiuno prima della festa della Natività del Signore), ad esempio, sono obbligatori solo per il clero, quantunque vengano osservati da molti fedeli. Gli altri digiuni sono obbligatori per tutti. Si calcola che ci siano 237 giorni di digiuno durante l’anno, il semplice fedele ne osserva 180.

Dopo che la Chiesa etiopica è diventata indipendente da Alessandria con un proprio Patriarca (qui parliamo della Chiesa Copta Ortodossa, Roma nel 1961 costituì per la chiesa cattolica di Etiopia l’Arcidiocesi (metropolita) di Addis Abeba e di Adgrati. In tempo di calamità, Papa Giovanni Paolo II ha elevato l’Arcivescovo metropolita cattolico di Addis Abeba Paulos Tsaduwa alla dignità cardinalizia. Questa Chiesa e subordinata alla congregazione orientale di Roma, impiega nella liturgia l’antica rito etiopico e utilizza come lingua ecclesiastica l’antico Ge’ez. Mentre invece le diocesi di rito latino, soprattutto nel sud dell'Etiopia, usano la liturg1a del Vatlcano II, celebrano nella lingua etiopica moderna cioè nell’Amarico in sette diocesi.

Oggi il protestantesimo sta avendo presa in particolare sui giovani a scapito della Chiesa cattolica e di quella Copta ortodossa. Esistono due grandi raggruppamenti protestanti finanziati dagli Americani: la Meccane Yesus cioè la comunità evangelica di Gesù Cristo (Luterani e presbiteriani) e la Kale Hiwot (Parola di Vita) con indirizzo Battista fondamentalista.

Jabe Daka Zebenay

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