Accattoli: “La straordinaria frontiera fra disabilità e digitale”

Per gentile concessione di Ancora editrice, ecco come nella presentazione il coautore introduce il lavoro a quattro mani.

Sono convinto che quella tra la disabilità e il digitale sia una frontiera straordinaria, decisiva per le possibilità dell’umano nella nostra epoca. Noi oggi stiamo infatti vivendo un ampliamento delle risorse dell’uomo proprio attraverso l’accoglienza e l’inclusione dei disabili, anche con l’aiuto del digitale, nelle ordinarie attività sociali. (…).

Si può comunicare attraverso il computer con il battito delle ciglia: ci sono persone che oggi – pur essendo del tutto bloccate tranne gli occhi – riescono a scrivere in questo modo davvero miracoloso. Questo non poteva avvenire fino a quindici anni fa, e avviene nel nostro oggi.

Paola sa bene queste cose ed è grata – ne parla nel libretto – a ogni invenzione e a ogni persona che vada incontro alla sua e all’altrui disabilità. Nel racconto del pellegrinaggio torna a ogni pagina la segnalazione del ruolo che hanno avuto in esso la particolare carrozzina che le permetteva di accedere ai luoghi scomodi, nonché l’aiuto che le veniva dalle tre persone che in quei giorni si curavano di lei.

La gratitudine per ogni aiuto caratterizza anche gli altri capitoli del libretto, ma è nella Via Crucis che ci sono le parole più vive di Paola sulla disabilità. Una che è nel commento alla terza stazione, quella della condanna di Gesù pronunciata dal Sinedrio, è consegnata a queste parole generose: “Tante volte la disabilità è vissuta come una condanna che non si comprende, perché non riusciamo a farla entrare nella nostra piccola testa”.

Un’altra parola di Paola sulla disabilità, ancora più generosa, è nella preghiera finale della Via Crucis, che chiude il commento alla quattordicesima stazione: “Per me ti chiedo un aiuto speciale: a intendere, con il cuore, qualcosa che con la testa so da tanto tempo, e cioè che la disabilità non è la fine del mondo, poiché quaggiù nel mondo un poco disabili lo siamo tutti, come tutti siamo peccatori, solo che neppure a noi stessi lo vogliamo confessare. Nella nostra piccolezza di creature per superbia o per viltà non arriviamo quasi mai ad ammettere, come tu ci hai insegnato, che siamo servi inutili”.

Luigi Accattoli

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