Sulle ali della speranza

Alla vigilia della visita di papa Francesco all’isola greca di Lesbo (vedi a pagina 13), il secondo appuntamento della rassegna “Trovarsi Altrove – migrazioni tra miti e realtà” ha proposto lo scorso 15 aprile all’Auditorium di Mori a un attento e numeroso pubblico storie di vita di migranti nel Mediterraneo e nei campi profughi attraverso la testimonianza di fabrizio Bettini dell’Operazione Colomba dell’associazione Papa Giovanni XXIII, di Augusto Goio, giornalista di Vita Trentina, e di Elisa Dossi, giornalista del Corriere del Trentino.

La serata, promossa dal Coordinamento Attività Accoglienza Migranti di Mori, si è aperta con una video testimonianza di Nawal Soufi, attivista per i diritti umani italo-marocchina, che in un recente intervento al Parlamento europeo ha raccontato la sua odissea accanto ai migranti viaggiando dalla Turchia attraverso le frontiere balcaniche per documentare in prima persona come siano negati i diritti umani dei migranti. Dove la sua testimonianza si è chiusa, con un accorato appello ad aprire vie legali d’accesso all’Europa, attraverso corridoi umanitari, si è aperta quella di Fabrizio Bettini. Operatore dell’Operazione Colomba in Palestina e nei Balcani, Bettini ha ricordato il nostro passato di profughi, specchiata nelle vicende di sua nonna, riparata bambina in Galizia allo scoppio della Grande Guerra. “Grazie a mia nonna ho collegato la mia storia con la storia di chi vive il conflitto, di chi ho conosciuto da volontario dell’Operazione Colomba”, ha detto, spiegando come ciò l’abbia in qualche modo vaccinato: “Per me, chi scappa dalla guerra è una persona che scappa, non sarà mai un clandestino”. Camminare con chi fugge dalla guerra, vivere in tenda, condividere la paura che qualcuno entri nella tua casa e ti faccia del male fa ricordare quando noi – i nostri nonni, i nostri bisnonni – eravamo in fuga dalla guerra. “L’esperienza di Operazione Colomba si incarna nel desiderio di condividere la vita delle vittime dei conflitti”, ha aggiunto. “Noi siamo di parte, stiamo dalla parte di chi nella guerra muore, di chi nella guerra ha paura, di chi nella guerra deve scappare”. In guerra le persone perdono la loro dignità, la loro umanità. Operazione Colomba restituisce umanità alle persone, guarda ai volti, alle storie, anche con la semplice presenza che infonde sicurezza: che siano i profughi kossovari in Albania o i rifugiati siriani, alcuni dei quali, una trentina, sono oggi ospitati a Trento, a Villa San Nicolò.

Augusto Goio, redattore del settimanale Vita Trentina, ha ripercorso il viaggio di questi primi 93 siriani, arrivati in Italia alla fine di febbraio dal campo profugo di Tel Abbas, nel nord del Libano, grazie al corridoio umanitario organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio insieme alla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e alla Tavola Valdese. “Quest’iniziativa è frutto da una parte di un faticoso lavoro diplomatico che ha coinvolto il ministero degli Esteri e il ministero dell’Interno, ma anche di una feconda collaborazione ecumenica tra cristiani cattolici e protestanti, che hanno scelto di unire le forze per un progetto di alto profilo umanitario”. L’iniziativa-pilota, la prima del genere in Europa, dimostra che è possibile contrastare il triste fenomeno del traffico di esseri umani, con il carico di sofferenza e spesso di morte che porta con sé, per offrire vie sicure di accesso a persone particolarmente vulnerabili. Oltre tutto, a costo zero per lo Stato, posto che l’accoglienza in Italia è a carico delle organizzazioni promotrici. Del gruppo di 93, ha ricordato, una trentina sono arrivati a Trento e sono attualmente ospitati in una struttura della Diocesi di Trento, a Villa San Nicolò, vicino a Ravina, seguiti dagli operatori della Fondazione Comunità Solidale nelle necessità quotidiane.

In conclusione, Elisa Dossi, giornalista del Corriere del Trentino, che ha moderato la serata, ha portato, accompagnandola con un filmato, la sua testimonianza da Idomeni, il paese al confine tra Grecia e Macedonia. Una realtà che, ha detto, deve interrogarci profondamente, perché rappresenta una ferita ai diritti umani proprio nel cuore di quell’Europa che in nome dei diritti è sorta e si è allargata fino ai 28 Paesi attuali.

Il prossimo appuntamento della rassegna, venerdì 6 maggio alle 20.30, ha ricordato Pierino Martinelli del Coordinamento Attività Accoglienza Migranti Mori, farà conoscere le cifre e i principali dati che fotografano l’immigrazione, per restituirne la corretta rappresentazione, Interverrà il professor Gianpiero Dalla Zuanna dell’Università di Padova.

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