La giusta cura

La preoccupazione per la “casa comune” è il filo conduttore di questa 64a edizione

Il grido della Terra. E il grido dei poveri e degli esclusi. Risuonano forti dal palcoscenico della 64a edizione del Trento Film Festival, nella serata evento sulla salvaguardia dell’ambiente proposta sabato 30 aprile all’Auditorium Santa Chiara. Assumono i toni dell’invettiva nelle parole di don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e di Libera, quando denuncia la caduta della tensione etica e il dilagare dell’indifferenza. Si stemperano nelle più aride cifre snocciolate da Luca Mercalli, meteorologo e divulgatore scientifico, per evidenziare l’impatto dell’uomo sul pianeta Terra. Come ha bene evidenziato papa Francesco nella sua enciclica ambientale, l’uomo è parte integrante dell’ambiente e non se ne può chiamare fuori senza che vi siano danni irreversibili. La scienza ha identificato i problemi che l’uomo sta procurando al pianeta e a se stesso, al punto da battezzare l’attuale momento storico “Antropocene”, secondo la dizione diffusa dal chimico olandese Paul Crutze, citata da Mercalli.

L’incontro si apre con la lettura, da parte del presidente del Festival, Roberto De Martin, del saluto di papa Francesco. Nel messaggio inviato dal Segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin, Francesco auspica che l’evento “susciti un rinnovato impegno nel riconoscere e preservare la bellezza del creato, dono incomparabile di Dio”. Poi, sollecitato da Mercalli, don Ciotti entra subito nel vivo dell’enciclica di papa Bergoglio “Laudato si’”, che fa da filo conduttore di tutta la serata.

“Non siamo di fronte a due crisi, una ambientale e una sociale – afferma don Ciotti -, ma a un’unica crisi socioambientale”, che non può lasciarci indifferenti. “Il grido della Terra e il grido dei poveri devono inquietarci”, prosegue, riportando alcuni dati per esemplificare l’attuale degrado dell’ambiente naturale e umano, che, ammonisce, “si degradano sempre insieme”: l’80 per cento dei semi in mano a 5 gruppi multinazionali, il 60 per cento degli ecosistemi scomparso, i 42 conflitti in atto nel mondo… Che fare? Il punto di partenza per don Ciotti è prendere coscienza che ciò che accade al mondo “va trasformato in sofferenza personale”. Solo facendo nostra la sofferenza dell’ambiente e dei poveri può scattare il desiderio del cambiamento. Perché – e papa Francesco, rimarca don Ciotti, ce lo ricorda con esempi concreti, parlando di casa, trasporti, spazi urbani, calandosi nella storia e nella fatica delle persone (“Mi piace questo suo entrare nei dettagli”, aggiunge Mercalli) – continuare come si è fatto finora, consumando letteralmente il pianeta, è da folli. La Terra appartiene a coloro che verranno, afferma la “Laudato si’”, dove, ricorda don Ciotti, riaffiora ricorrentemente il tema della giustizia tra generazioni. Qui s’innesta la voce della scienza con Mercalli a ricordare che è la prima volta nella storia dell’umanità che gli atti compiuti dall’uomo stesso hanno la capacità di incidere su tutto il pianeta. “Oggi – ragiona Mercalli introducendo il concetto di impronta ecologica, un indicatore utilizzato per valutare il consumo umano di risorse naturali rispetto alla capacità della Terra di rigenerarle: più l’impronta ecologica è alta, più la salute del pianeta è a rischio – viviamo consumando una Terra e mezza. Se continuiamo con il trend attuale, entro un secolo avremo bisogno di tre Terre”. Alla Conferenza di Parigi sul clima, nel dicembre 2015, la comunità internazionale ha raggiunto un accordo, sottoscritto nella Giornata della Terra, il 22 aprile scorso, a New York da 171 Paesi, per contenere l’aumento della temperatura terrestre, conseguente al cambiamento climatico in atto, entro i 2° C entro il 2100. “Il clima può fare da detonatore”, ammonisce Mercalli, ricordando che il World Economic Forum ha indicato nei “profughi climatici” – coloro i quali fuggiranno dall’innalzamento del livello degli oceani o dalle terre desertificate – il primo motivo di rischio, e non certo il terrorismo. “Decarbonizzare l’economia, puntare sulle rinnovabili e sull’efficienza energetica: ecco la strada da intraprendere”, ha concluso Mercalli. Un percorso da intraprendere senza indugio, perché “i poveri non possono aspettare”, incalza don Ciotti, ma anche perché ricominciano a soffiare, in Italia, venti contrari a quelle esperienze di libertà e di giustizia sociale che, liberando la terra dal giogo delle mafie, hanno aperto spazi, liberato energie, seminato speranze, nella direzione di quella conversione ecologica auspicata da papa Francesco nella sua enciclica. Una necessità richiamata anche nell’altra, riuscita serata evento che martedì 3 ha portato il pubblico del Festival “Ai confini del mondo”. Protagonisti l’attore Neri Marcorè (spassosissima la sua “intervista impossibile” rilasciata nei panni di Charles Darwin al direttore del Muse, Michele Lanzingher), il biologo marino Ferdinando Boero e il glaciologo Christian Casarotto, accompagnati dal Gruppo folkloristico cileno Hueñihüen e dalle ballerine della Scuola di danza Ritmomisto di Lavis.

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