Alla ricerca dell’unità nazionale

Il terremoto sta mettendo a dura prova il paese: per fortuna non ci sono vittime, ma i danni sono notevoli e l’area interessata molto vasta. E’ necessario trovare le modalità per governare l’emergenza, ma è tutt’altro che facile.

In queste condizioni si torna ovviamente a parlare della necessaria unità nazionale per affrontare una prova così difficile, ma le premesse per muoversi su quella strada sembra non ci siano. Naturalmente in astratto nessuno osa dire che non è disponibile a serrare le fila in vista di una ricostruzione necessaria, ma pochi accettano la regola inevitabile di qualsiasi operazione di questo tipo: legittimare e sostenere l’opera del governo.

Il momento è da questo punto di vista sfavorevole. Siamo in piena campagna per il voto referendario che è vissuto da tutte le opposizioni come una ottima occasione per mandare a casa Renzi. I sondaggi danno persino in vantaggio il no e dunque quelle fanno fatica ad accettare una inversione di tendenza che le penalizzerebbe, perché la verità è che purtroppo del contenuto della riforma importa poco. Certo tutti gli oppositori sostengono che sono lì a combattere solo per la legalità, la difesa dei valori della costituzione, il mantenimento dei sistemi di controllo, ma sono tutte sostanzialmente fantasie, perché la riforma è certamente valutabile in maniera diversa, ma non lede alcuno di quegli aspetti. La battaglia è ormai fra chi non accetta che l’attuale sistema, pur così confuso e poco efficiente, possa essere messo da parte e chi è disposto ad accogliere la sfida di aprire la strada perché se ne costruisca uno diverso.

E’ evidente che in queste condizioni accettare il sostegno al governo attuale significa mettere a rischio la riuscita dell’operazione che vuole mandarlo a casa. Così ci sono tre posizioni, due piuttosto scontate, una che spiazza. La prima posizione scontata è quella della Lega e di Salvini: buttiamola sul tema del “bisogna spendere per gli italiani e non per l’accoglienza ai migranti”. Non c’entra nulla, ma fa sempre rumore. La seconda è quella di Forza Italia che si esprime in modo piuttosto sguaiato nelle parole di Brunetta, ma che ha dietro il calcolo di Berlusconi: noi ci stiamo, ma a patto che tu Renzi ci faccia tornare al tavolo della decisione e riconosca che senza di noi non vai da nessuna parte.

La posizione che spiazza è quella del Movimento Cinque Stelle e di Grillo che dicono al governo: fate le cose bene e non vi mancherà il nostro sostegno. E’ una posizione molto abile, perché non detta condizioni se non quella ovvia e imprescindibile che si agisca nel migliore dei modi. Chi potrebbe chiedere che si sostenga una politica che agisca male? Al tempo stesso è una posizione che può consentire di svincolarsi in qualsiasi momento dall’obbligo del sostegno, perché basterà denunciare il mancato rispetto della clausola dell’agire nel migliore dei modi. Si capisce perché M5S rimanga costantemente ai primi posti nel consenso rilevato dai sondaggi: perché sulle questioni che la gente percepisce come essenziali sa posizionarsi sulla stessa lunghezza d’onda.

Renzi come può muoversi in questo contesto? E’ chiaro che non può perdere la sfida di accreditarsi come l’uomo capace di governare un’emergenza molto difficile. Per farlo senza perdere troppo tempo avrebbe bisogno di un ampio sostegno politico, ma non al prezzo di svendere la sua posizione, senza poi sapere bene a chi. In questo momento gli conviene andare a vedere le carte di Grillo, nella convinzione che sia possibile trovare una politica che non si presti facilmente ad essere ripudiata con l’argomento dell’inadeguatezza al fine che si propone.

Questo però ha un costo: il confronto difficile con la UE. Renzi qui ha sbagliato a demonizzare Bruxelles, perché adesso gli diventerà difficile rifiutare l’aiuto dell’anti europeismo delle varie opposizioni, mentre però ha assoluto bisogno di godere di una forte legittimazione internazionale in quanto la partita che deve affrontare sarà lunga e molto defatigante.

Insomma tutto assomiglia alla mitica quadratura del cerchio: unità nazionale difficile da trovare, pazzia referendaria che non si riesce a tenere sotto controllo, necessità di gestire in contemporanea la partita della prima ricostruzione e quella della revisione della legge elettorale. Davvero un rebus di difficile risoluzione.

vitaTrentina

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