“La porta del convento resta aperta”

I Cappuccini di Tonadico sono in partenza, ad abitare il convento saranno le monache Clarisse di Fabriano, in provincia di Ancona

Avvicendamento “storico” al convento di Tonadico: lasciano i Cappuccini, arrivano da Fabriano le Clarisse. E' stata una decisione sofferta ma obbligata quella che ha portato il padre provinciale dei Cappuccini di Mestre, da cui dipendono tutte le comunità del Triveneto, a chiudere il convento nel Primiero. “Una scelta imposta dal forte e progressivo calo numerico dei frati nell’ultimo decennio, a motivo dell’età avanzata e dalla carenza di vocazioni, solo 12 a fronte di 65 frati deceduti negli ultimi sei anni nel Nord Est” – ci spiega gentilmente il ministro provinciale padre Roberto Genuin – per cui non abbiamo sufficienti forze per gestire le strutture e portare avanti le attività: questa situazione ci obbliga a dirottare i religiosi dove c’è più bisogno”.

L’annuncio ufficiale è stato dato domenica 29 gennaio durante le messe in Convento e nelle chiese vicine del Primiero. Domenica prossima 12 febbraio la comunità primierotta saluterà padre Paolo Kettmaier e padre Lorenzo Pel, gli ultimi due Cappuccini rimasti. “Il primo presterà servizio a Rovereto mentre il secondo si trasferirà in Grecia, dove abbiamo quattro conventi”.

Per impedire la loro partenza già nei mesi scorsi, trapelata la notizia, si era mossa perfino la minoranza in consiglio comunale con una raccolta firme lanciata in rete in cui si osservava tra l'altro come “la partenza dei Frati Cappuccini verrebbe anche a togliere alla nostra Comunità una parte della sua storia, dal momento che numerose generazioni hanno beneficiato della loro presenza quasi secolare. La perdita di questo ‘focolare’ sarebbe tanto più grave in questo momento in cui le unità pastorali delle Valli di Primiero, Vanoi e Mis si stanno riducendo a due, con la presenza di soltanto due sacerdoti diocesani titolari per una popolazione di oltre 9mila residenti, a cui si aggiungono migliaia di turisti nei periodi di stagione”.

Le oltre 1600 firme non hanno però potuto sortire l'effetto sperato. “Ho ricevuto le firme e la lettera dai contenuti molto nobili – racconta padre Genuin – che è segno di vicinanza, di un cammino costruttivo di relazioni, di senso di responsabilità e partecipazione. Purtroppo la decisione però era inevitabile e tuttavia sono certo che porterà le nostre realtà religiose ad un passo ulteriore nel cammino di fede. Dal secolo scorso siamo infatti abituati ad una presenza capillare e vivace sul territorio che in molte parti del mondo non c’è più da tempo, ora viene meno anche da noi e comporterà più partecipazione attiva e corresponsabilità da parte dei laici”.

Per padre Roberto Genuin l'arrivo delle Clarisse, costrette a lasciare il loro monastero colpito dal recente terremoto, è una benedizione. “Verranno a sostituirci – aggiunge – e questo è per certi versi provvidenziale perché non lascia sguarnito nella presenza di religiosi un luogo così significativo per l’intera zona. Rappresentano un faro per la comunità testimoni di una vita contemplativa e legata all'essenzialità”. Per la Diocesi trentina si tratta di una presenza significativa che va ad aggiungersi a quella delle clarisse del monastero di Borgo Valsugana.

“Accompagniamo questo momento di sofferenza per la partenza dei frati ma allo stesso tempo di grazia per l'arrivo delle Clarisse con la preghiera – commenta il decano don Giuseppe Da Prà – convinti che il bagaglio spirituale delle suore darà un prezioso sostegno ai laici e alle famiglie. Un grande grazie va ai nostri Cappuccini per il loro servizio pastorale, per l'accoglienza e la promozione del bene comune. La porta del convento è sempre stata aperta alla gente e a noi parroci. Ci mancheranno… ma ci conforta anche di poter contare sull'aiuto dei salesiani e dei sacerdoti anziani che continuano ad offrire il loro servizio nella celebrazione della Liturgia e nelle varie attività parrocchiali”.

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