Quaranta giorni di… conversione

Dio fa tutto gratuitamente e non in cambio di ciò che noi facciamo per lui

Chiariamo subito che il significato della parola “penitenza” è “conversione”. Significa quindi non tanto fare cose che ci costano sacrificio, ma piuttosto un cambiamento nel modo di pensare che si manifesta perché il nostro agire è differente. É molto importante non dimenticarlo. L’idea che noi con i nostri sacrifici possiamo guadagnarci qualcosa davanti a Dio diventa negare il suo amore senza limiti che ha fatto tutto per noi. La mia età (75 anni) mi costringe a prendere le cose sul serio. Premetto subito che non mi sento e non voglio essere maestro di nessuno. Desidero solo proporre alcune idee che mi sollecitano e che forse possono servire a chi sia disposto a lasciarsi interpellare. E veniamo subito a un punto chiave che mi mette in questione, sempre a partire dal Vangelo di Gesù.

Il primo appello è al cambiamento di mentalità. Personalmente credo che la prima proposta di conversione che Gesù, Dio fatto uomo, ci fa, in tutto il contesto del Vangelo, è passare dall’idea di un Dio che vuole che noi “facciamo cose” per lui, come troppo spesso appare nell’Antico Testamento – preghiere, sacrifici, offerte e via dicendo – a un Dio, che è quello che Gesù ci rivela, che fa tutto per noi. Un Dio che fa tutto gratuitamente e non in cambio di ciò che noi facciamo per lui. Dobbiamo scoprire l’essenza dell’Amore, che in Dio è infinito. E l’essenza dell’amore è il dono di sé nella gratuità. Ama chi dona; e Dio in Gesù ha donato tutto, gratis, perfino la vita. E poi, se ci pensiamo bene, Dio non ama, Dio è amore infinito, gratuito e incondizionato! Gesù non ha mai chiesto niente a nessuno per dare il suo aiuto. Un Dio che ci aiuta solo se lo meritiamo finisce per essere svuotato nella sua più vera identità: un Dio Amore, un Dio che dona e si dona nella totale gratuità.

Per me questa conversione è essenziale. È la porta di entrata nel Mistero della salvezza. Credere in un Dio Amore infinito esige la conversione di tante idee e di tante cose che noi facciamo. Penso ad esempio al nostro modo di pregare. Pregare prima di tutto sarà sentire Dio dentro di me (e in tutti gli altri), sarà adorarlo come presenza di vita, creare una relazione da innamorato, dove le parole diventano superflue e l’assaporare la sua presenza si fa contemplazione. Se vogliamo, allora, l'unica parola importante che uscirà dal nostro cuore, più che non dalla nostra bocca, sarà “Grazie!”. E la Messa (Eu-caristia = azione di ringraziamento) diventerà l’espressione, di dimensioni infinite, del nostro ringraziamento. Il nostro ringraziare per la manifestazione dell’amore del Signore nel mio esistere; per la mia vita di ogni giorno con tutte le possibilità che ho di incominciare sempre, ogni mattina, a manifestare agli altri l’amore di Dio in me, donandomi gratuitamente a chi avvicino; per la possibilità di conservare la speranza, malgrado tutto; per la salute e per la capacita di recuperarla quando la malattia ci ricorda che viviamo in vista della pienezza di vita nell’eternità.

La preghiera di richiesta a Dio verrà dopo, e più per ricordarci che in tutte le nostre necessità Dio è sempre presente, come chi è amore senza limiti, aiuto e forza, e che mai si dimentica di noi.

In conclusione: Dio non vuole niente da me… d’altronde, un Dio che avesse bisogno di qualcosa non sarebbe un Dio infinito. Un Dio che mi protegge, mi vuole bene, mi benedice, mi aiuta perché io faccio o non faccio qualcosa sarebbe la negazione di Dio come amore gratuito. Dio dà tutto di sè e desidera solo essere accolto!

Ce la sentiamo, questa prima settimana di Quaresima, di riflettere su questo?

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