Padergnone, Vezzano e Terlago tra i “Comuni Ricicloni 2016”

Un’intera valle è compartecipe alla raccolta differenziata prestando attenzione alla qualità dello scarto, e non si interpreti il concetto con sfumatura paradossale. Tre comuni su tre in Valle dei Laghi – come altrettante sono le “r” dei rifiuti: ridurre, riutilizzare, riciclare – vincono l’appellativo di “ricicloni” per aver superato nel 2016 la soglia del 65% di differenziata come prescritto dalla legge nazionale.

Tempo di crisi, diminuisce l’immondizia, potrebbe obiettare qualcuno. Non proprio, perché le operazioni di separazione della frazione valorizzabile, fin dentro le mura domestiche, non può che dirsi una questione di sensibilità civica contraria allo spreco. Cittadini che hanno afferrato l’importanza delle buone pratiche di gestione dei rifiuti convinti, a ragione, che guadagnare dal pattume si può e si deve. Raccolta differenziata, strada obbligata: riciclare i rifiuti in nuove risorse fa bene all’ambiente, anzitutto, ma pure al portafoglio.

Nella top ten dei “Comuni Ricicloni 2016” primeggiano Valda (medaglia di bronzo di un podio tricolore dominato da municipi salernitani), Capriana, Valfloriana e Giovo. In Valle dei Laghi spicca Padergnone al 67° posto assoluto e più giù, comunque abbondantemente staccati dalle retrovie, Vezzano al 104°, Terlago al 151°, Cavedine al 164° e infine Calavino al 234°, tutti risaliti di posizione rispetto a dodici mesi prima, addirittura di 359 gradini nell’exploit cavedinese.

Per rendere l’idea di questo riconoscimento comprendente 525 località italiane più virtuose su questo fronte, se ad infilare l’oro nazionale è Tortorella con il 91,4% di raccolta e 11,8 chilo grammi di secco residuo pro capite, la capolista regionale in Val di Cembra si ferma all’88,8% e 20,9 chili, mentre Padergnone segna l’86,9% e 40,6 chili ed è l’unica in Valle dei Laghi ad aver incrementato la raccolta su base annua (+1,5%).

Contestualizzando, nel 2015 Trento differenziava il 77,7% (dal 63% nel 2010) quando la media nazionale era ferma al 45%. Certamente i dati considerati incoraggiano e fanno graduatoria, come questa stilata da Legambiente che comunque dice tutto e niente perché raffronta paesi con città, ambienti alpino e subalpino con pianura e litorale, nord con sud del Belpaese, per non dire delle modalità di conferimento diversificate.

Ma come interpretano questi dati i primi cittadini di Cavedine, Madruzzo e Vallelaghi? Denominatore comune è la corretta informazione, dopodiché il coinvolgimento attivo dei cittadini e la loro responsabilizzazione rappresentano il presupposto del successo della raccolta. Michele Bortoli preferisce prendere con le pinze questa “soddisfacente” graduatoria. “La differenziata è alta – risponde cautamente – ma vogliamo ridurre le impurità e per questo stamperemo un depliant informativo multilingue perché tutti, anche gli stranieri, possano comportarsi di conseguenza”.

Da Cavedine Maria Ceschini dichiara battaglia all’inciviltà dell’abbandono indiscriminato di rifiuti nell’ambiente. “Si vince soprattutto con la sensibilizzazione”, commenta rammentando l’arrivo di un impianto urbano di telecamere di videosorveglianza già approvato dal Commissariato del Governo. “Chiediamo collaborazione – aggiunge – perché ogni cittadino contribuisca al risultato finale, ma sappiamo di dover insistere sui percorsi di educazione ambientale nelle scuole già a partire dalla materna”.

Per l’assessore all’ambiente Federico Sommadossi, nel suo comune di Vallelaghi in flessione media del 35% di residuo indifferenziato, non bisogna mollare la presa, ma “investire sulla sensibilizzazione a tulle le fasce d’età perché ci sono buoni margini di miglioramento”. E un ambiente pulito, con coscienza ambientale moderna che passa anche per il mastello domestico, non può che esibire un biglietto da visita accattivante per una valle vetrina che già vanta sperimentazioni bio e nutre maggiori ambizioni turistiche.

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