Grandi cose

La riflessione sul Magnificat ha guidato il pellegrinaggio notturno a Pinè, partito dal seminario diocesano

Lo scorso anno la partenza era avvenuta dal Centro di Salute Mentale, quest'anno invece per l'avvio del pellegrinaggio notturno si è scelto un altro luogo simbolico: il cortile del Seminario diocesano. E' stato il rettore don Tiziano Telch a dare il benvenuto agli oltre mille partecipanti al cammino, richiamando l'accompagnamento della comunità del seminario che molti di loro già conoscono per avervi vissuto le “settimane comunitarie”. Ma nel grande edificio di corso Tre Novembre vivono anche i preti anziani e ammalati che, attraverso uno di loro, hanno salutato i giovani affidando un foglietto con alcune intenzioni di preghiera da portare fino a Montagnaga.

Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente». La “colonna sonora” e tematica, in sintonia con il lancio della prossima GMG, è stato quest’anno l’inno del Magnificat approfondito nelle varie tappe fin dall’attraversamento della città fino in Duomo: l’Arcivescovo Lauro – che ha poi guidato tutto il cammino, concludendolo con un’ispirata riflessione alla Conca della Comparsa – ha presieduto l’Eucaristia nella quale anche molti genitori e adulti si sono raccolti in preghiera.

Varie le intenzioni richiamate: le famiglie, soprattutto quelle che vivono situazioni di maggiore difficoltà; gli ammalati e gli anziani che sono attesi domenica prossima in Pinè (vedi riquadro); il conflitto in Siria e tutte le situazioni di guerra nel mondo; i giovani, soprattutto quelli che stanno cercando lavoro e chi sta cercando il senso della propria vita;   il cammino del Sinodo dei giovani.

Il dialogo fra le generazioni ha segnato la riflessione nella prima parte: “Voi giovani avete la forza, gli anziani hanno la memoria e la saggezza – queste parole di Papa Francesco nel suo messaggio sono state riprese da una famiglia di Cognola durante il cammino – . Come Maria con Elisabetta, rivolgete il vostro sguardo agli anziani, ai vostri nonni. Vi diranno cose che appassioneranno la vostra mente e commuoveranno il vostro cuore”.

Verso le Laste la parola del Papa ha ricordato che “abbiamo bisogno di giovani in cammino. Il mondo può cambiare soltanto se i giovani sono in cammino. Ma il dramma di questo mondo è che i giovani – e questo è il dramma della gioventù di oggi! – che i giovani spesso sono scartati. Non hanno lavoro, non hanno un ideale da realizzare, manca l’educazione, manca l’integrazione… Tanti giovani devono fuggire, emigrare in altre terre… I giovani, oggi, è duro dirlo, ma spesso sono “materiale di scarto”. E questo noi non possiamo tollerarlo! E noi dobbiamo fare questo Sinodo per dire: “Noi giovani siamo qui!”. E noi andiamo a Panama per dire: “Noi giovani siamo qui, in cammino. Non vogliamo essere materiale di scarto! Noi abbiamo un valore da dare”.

Sono intervenuti poi i giovani preadolescenti di Pinzolo, Giustino e Massimeno con la loro “risposta” al Papa: “Quest’anno durante il cammino di catechesi abbiamo incontrato spesso gli anziani della Casa di Riposo, ci piacerebbe continuare ad andarci per portare loro la compagnia che tanto cercano e aspettano”. Poi una risposta anche all'invito del Papa a non fare spazio al bullismo. “Caro Papa Francesco, quello che ha detto e ci hai chiesto è molto forte, anche se purtroppo non riuscirà a “smuovere” troppo le coscienze. I bulli continueranno ad esserci. Io penso che tutto questo vada combattuto con un corretto uso del cellulare e dei dispositivi elettronici, ma anche con un’arma molto più forte: l’amicizia, la conoscenza e il coraggio”.

Dal saluto del rettore delle Laste fino via fino alla Pieve di Civezzano con la voce di una ragazza di Gioventù Studentesca sul suo ritorno dal confessore: “Pensavo che mi avrebbe confusa tra i mille altri volti che incontra ogni giorno, e invece ho scoperto che mi aveva preso a cuore, insieme al mio peccato. In quel momento mi sono sentita amata e avvolta da un abbraccio di immensa tenerezza: è come se l’amore che mi sono sentita addosso in quel momento abbia improvvisamente dato un senso ad ogni cosa, reso limpida e chiara tutta la mia vita”.

Sono state poi le voci dei giovani di Cognola, del decanato di Rovereto, di San Pietro e altre testimonianze ad accompagnare la salita fino alla fatica della notte fonda, quando il passo si fa più faticoso e gli occhi luccicano per il sonno. Il rosario meditato, poi il silenzio finchè il canto degli uccelli all’alba non accoglie i pellegrini nella spianata sopra la frazione Buss. L’affidamento a Maria conclude un’esperienza personale e comunitaria insieme, che negli ultimi anni sembra via via consolidarsi e insieme rinnovarsi, grazie alla partecipazione di vari gruppi anche nella fase di preparazione.

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