La lupologa Marta Gandolfi

La lupologa Marta Gandolfi

Dallo studio al campo alla comunicazione per permettere a tutti di conoscere uno splendido animale: il lupo.

Marta Galdolfi, qual è il suo lavoro?

Sono zoologa ed esperta di lupi. Lavoro al Muse per la Sezione di Ricerca di Zoologia dei Vertebrati.

Perché ha scelto questo lavoro?

Perché amo molto la natura e gli animali selvatici, e credo sia importante lavorare per la loro conservazione.

Da quanto fa questo mestiere?

Da più di dieci anni. Dopo essermi laureata ho cominciato a lavorare occupandomi tanto di monitoraggio su campo e gestione del lupo, anche su aspetti come il conflitto con le attività umane e l’anti-bracconaggio. Mi sono occupata molto dell’interazione, spesso problematica, di questi animali con l’allevamento, prestando assistenza a coloro che hanno subito danni da lupo e lavorando per risolvere questi casi conflittuali. Attualmente però il mio lavoro di campo è parziale, perché sto lavorando sulla comunicazione, ovvero spiegare chi sono questi animali, dove sono, quali sono i rischi e quali sono, invece, gli aspetti positivi comportati dall’averli sulle nostre montagne.

La I A della scuola media Arcivescovile di Trento
La I A della scuola media Arcivescovile di Trento

Quale degli aspetti del suo lavoro preferisce?

Il mio lavoro è anche una passione e perciò la parte che si svolge sul campo è sicuramente la più bella e interessante perché ti porta a vivere veramente la natura e la montagna, toccando con mano il rapporto che c’è tra questi animali e l’ambiente in cui vivono. Dall’altra parte però anche la comunicazione è fondamentale e mi piace molto; raccontare al pubblico quello che facciamo è essenziale per la conservazione della fauna selvatica e dell’ambiente.

Il lupo e l’orso sono pericolosi?

No, non lo sono, ma dobbiamo sempre tener ben presente che, per quanto siano bellissimi, si tratta sempre di animali selvatici. Per questo, quando andiamo in montagna in zone frequentate da orsi, non dobbiamo avere paura, ma tenere sempre comportamenti adeguati che possono evitare criticità: una femmina d’orso con piccoli, ad esempio, per il suo forte senso di protezione, può manifestare comportamenti di aggressività. Per quando riguarda il lupo, invece, nella maggior parte dei casi, se non in tutti, una volta avvistato l’uomo scappa via velocemente.

Dove si possono trovare i lupi in Trentino?

In diverse zone. In Lessinia c’è un branco che ormai da diverso tempo è stanziale e si riproduce tutti gli anni. Altri branchi si trovano nella zona del monte Carega, nella zona Pasubio-Folgaria e dell’Altopiano di Asiago, in alta val di Fassa, in alta val di Non. Alcuni sono detti “transfrontalieri”, che frequentano cioè un territorio che è a cavallo tra Trentino e Veneto. La presenza di esemplari di lupo è stata documentata nelle aree della valle di san Pellegrino-Paneveggio, dove si è formata una coppia, e nelle valli di Peio e Rabbi, frequentate da un singolo soggetto. In totale quindi sei branchi e una coppia, con una consistenza totale di qualche decina di esemplari.

Quando ha visto il suo primo lupo?

È stato qualche anno fa, nell’inverno 2008/2009. Ero in Abruzzo nel Parco nazionale della Maiella e stavo facendo un monitoraggio di campo. Assieme a un collega stavamo osservando una montagna con il binocolo e abbiamo avvistato un lupo. Poi ne abbiamo visto un altro e un altro ancora, e alla fine abbiamo capito che si trattava di un branco. È stata un’emozione molto forte: vedere il lupo o l’orso in natura, infatti, ti fa percepire l’essenza del mondo selvatico. Ti prende il cuore, è un’emozione forte che ti riporta alle origini, perché alla fine la natura è la nostra casa.

E negli anni successivi?

Nel mio percorso ho lavorato a dei progetti europei che prevedevano la cattura dei lupi a scopo scientifico, per mettere radio collari e capire come si muovono sul territorio questi animali.

Come si studiano i lupi?

Il lupo è un animale molto elusivo e che non ama “dar spettacolo”. Perciò è difficile vederlo in natura, ma vi sono delle tecniche che ci permettono di monitorarlo senza essere troppo invasivi. Ad esempio, posizionando in siti di passaggio piccole macchinette che fanno foto e video. Oltre alle foto trappole, c’è lo snow tracking, ovvero la ricerca di tracce su neve. Un’altra tecnica è quella del “wolf-howling”, che consiste nell’emissione di ululati a cui poi i lupi rispondono, se presenti sul territorio.

Quando si utilizza questa tecnica?

Principalmente in estate, perché si usa maggiormente per rintracciare le cucciolate: i cuccioli di lupo infatti sono molto recettivi, rispondono molto facilmente, perché associano questo suono al ritorno degli adulti dalla caccia. Sentire l’ululato del lupo è un’emozione fortissima e quando rispondono i cuccioli ancora di più.

Intervista a cura della I A della scuola media Arcivescovile di Trento


Nome: Marta

Cognome: Gandolfi

Professione: Zoologa

Segni particolari: Collaboratrice per la Sezione di Ricerca di Zoologia dei Vertebrati del MUSE, si occupa di comunicazione sui grandi carnivori (lupo e orso) su coordinamento della PAT- Servizio Foreste e Fauna; cura gli aspetti di fundraising per progetti di conservazione della fauna selvatica.

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