Rimpianto per uno dei fotografi trentini più popolari, scomparso a 68 anni: “Ha raccolto tante storie come un grande albero”
Lo ricordiamo accogliente verso il giovane collaboratore con la stessa bonarietà riservata al veterano, pronto ad arrabbiarsi per un sopruso, meticoloso in un matrimonio o una Prima Comunione come in una routinaria conferenza stampa. “Tenero e burbero” come lo hanno definito con affetto i nipoti al termine del funerale nella chiesa del Sacro Cuore , salutato alla fine dalle musiche della sua band e all'inizio dal cerchio silenzioso di cronisti e fotografi di tante testate attorno alla bara.
Don Lino Zatelli, uno dei tanti preti amici di Dino, lo ha descritto nell’omelia – usando un’immagine del poeta Pessoa – come un grande albero con tanti e lunghi rami. “I suoi rami hanno raccolto storie, tante, gioiose e tristi; storie di festa e di pianto; esplosioni di gioia e drammatici silenzi. Hanno incontrato folle e singoli volti. Silenzi e urla di dolore. Ed ora, quasi inchinandosi, i rami fanno ritorno e abbracciano il tronco e le sue radici. La storia di Dino e le tante storie narrate e fotografate si abbracciano. Anche io, anche voi siamo storie che i suoi rami hanno raccolto. E ci inchiniamo abbracciando il grande albero. Il nostro abbraccio si fa gratitudine, preghiera, affidamento a Dio”.
Un’ Ave Maria alla Madonna del santuario novarese di Re (da dove venivano i genitori) lo ha accompagnato nel cimitero del suo amato quartiere di “San Bortol”, fra gli altri grandi alberi da dove potrà “fotografare la grande e piena primavera dell’incontro con Dio”.
Al figlio Daniele e Matteo, alla signora Franca e ai nipoti la riconoscenza della redazione e dei lettori di Vita Trentina.