Se l’òra del Garda fosse Spirito Santo…

Nelle lodi che apriranno a Dro la prima delle otto Assemblee pastorali diocesane, inedita formula di rilancio della nostra Chiesa, sarà facile ringraziare per le “meraviglie del Signore”. Per le rocce bianche attorno che rilanciano i raggi del sole con benefici effetti, per il clima lacustre che da secoli rende l’Alto Garda un luogo di cura e, sempre di più, una palestra a cielo aperto per bikers e arrampicatori. Dalla gola di Toblino alle marocche di Dro, dalle “marmitte dei Giganti” di Nago agli strapiombi del Ponale la zona pastorale presenta una varietà caleidoscopica di paesaggi, propri di una riviera che ha affascinato Goethe e ispirato il nostro Fogazzaro. E un giorno, come si chiede insieme alle diocesi vicine, potrebbe essere patrimonio UNESCO:

Ma la riconoscenza si allarga anche a quanto “di generazione in generazione” la gente della Valle dei Laghi , di Ledro e dell’Alto Garda è riuscita a ricavare dalla generosa risorsa della terra: prodotti tipici rinomati, l’acqua per l’energia pulita e non poche industrie rispettose dell’ambiente. Attraverso la forma cooperativa, mutuata dal vicino Lomaso, si sono realizzate imprese economiche ancora floride, nonostante l’impatto della crisi. Come Arco è differente da Riva, nonostante un avvicinamento mai concluso, così alcuni ambiti della zona pastorale sono peculiari, non omologabili. Eppure lo sguardo panoramico dal Gazza in giù, fino all’orizzonte del Garda, consente e anzi impone una visione unitaria.

Potrebbe esserlo – salvando le specificità – per i cristiani. Se l’òra del Garda, venticello che si espande e va a coprire tutta la zona pastorale, avesse la forza rigenerante dello Spirito Santo, molti obiettivi sarebbero già raggiunti. Ma il soffio spirituale non basta. Servono ancora e sempre la pazienza delle persone, la fiducia nel fare insieme e nel saper leggere le ferite nascoste (talvolta affiorano in tristi episodi di cronaca), le debolezze croniche, gli sbandamenti. Lo spirito giusto potrebbe essere quell’atteggiamento caritativo che un tempo ha visto nascere i sanatori in riva al Garda e che oggi deve considerare nuove povertà relazionali e nuove accoglienze (gli immigrati bussano ancora).

Senza rimpianti ma anche senza scorciatoie, condividere queste domande in Assemblea potrà inaugurare un cammino nuovo. E’ l’òra giusta.

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