Il pericolo di una città-dormitorio

“Valsugana e Primiero” la zona pastorale con il numero di parrocchie e di unità pastorali più numerosa di tutto il Trentino, seconda per abitanti dopo Trento. Ma andando nello specifico dell’ex decanato di Pergine i numeri sono comunque consistenti: 23 parrocchie per un totale di 23.641 abitanti, ma con solo 9 sacerdoti, fra parroci e collaboratori pastorali, e una media d’età di quasi 66 anni.

Si tratta di una realtà molto eterogenea, che nel corso degli anni ha tentato più volte di percorrere strade comuni, anticipando un po’ i tempi, per unire le forze.

In particolare le parrocchie definite “sorelle” di Pergine, Zivignago e Masetti, che ormai da una ventina di anni condividono il parroco, hanno via via intrapreso una comunione anche per la catechesi, le celebrazioni della Settimana Santa, il consiglio pastorale interparrocchiale (ferma restando la presenza dei comitati parrocchiali in ogni comunità), avendo come fulcro di tutta l’attività la parrocchia di Pergine e l’ufficio parrocchiale.

Questo passo di unione è stato intrapreso in tempi più recenti anche dalle parrocchie di Susà, Costasavina e Roncogno, così come da tutte le parrocchie della Valle dei Mocheni. In questi casi, la presenza di un unico parroco, ed il bagaglio storico di condivisione di fede, hanno agevolato questo percorso senza troppi campanilismi.

È difficile racchiudere in una sola parola, in un solo concetto, oppure accomunare sotto un unico aspetto tutta questa vasta zona. Senza ombra di dubbio, il traino economico principale di tutto è il turismo: la Valle dei Mòcheni, la zona dei laghi o alle propaggini del Lagorai, sono il fulcro delle presenze turistiche che ogni anno affollano la zona, sia in estate che in inverno.

Come si è più volte discusso, soprattutto una grande città come Pergine porta in sé tutti i problemi che queste dimensioni portano: scollatura e disgregazione della comunità, con il pericolo concreto di trasformarsi in “città-dormitorio” senz’anima, con la popolazione distribuita a metà fra centro storico e frazioni, e la mancanza di un polo economico che attiri imprese ed industrie, più che farle fuggire altrove.

Forse il nuovo corso che la Chiesa trentina sta per intraprendere, con la “semplificazione” data dall’abolizione dei decanati e solo le zone pastorali a delimitare i territori, darà quella giusta scossa, la motivazione giusta per creare non solo comunità cristiane modello di fede, ma anche comunità, nel senso più lato del termine, che sappiano ritrovare la bellezza dello stare insieme.

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