Così i giovani tornano alla terra

Poco più di 10 mila abitanti racchiusi nel territorio ricompreso fra le sponde trentine del lago d’Idro e la conca della Pieve di Bono. Sei comuni amministrativi, quindici paesi e tre Unità Pastorali chiamati ad intraprendere un nuovo cammino, dopo aver già condiviso storia ma anche processi economici e sociali.

L’economia del territorio è di carattere prettamente industriale; dagli anni Sessanta del secolo scorso, infatti, molte aziende, concentratesi prevalentemente nel fondovalle, hanno iniziato a garantire occupazione proponendosi come alternativa al tradizionale lavoro nei campi e nei boschi. Uomini ma anche donne hanno trovato lavoro in queste grandi imprese abbandonando i mestieri e i ritmi di un’economia rurale che aveva caratterizzato la valle fino a quel momento.

Nel corso degli anni si è creduto molto nell'industria e nell'artigianato, facendone il motore di sviluppo principale. Questi settori hanno garantito occupazione e reddito per molte famiglie e crescita del territorio nel suo insieme ma hanno risentito di pesanti battute d’arresto negli anni ’80 e ’90 e degli effetti negativi della recente crisi economica che ha allentato da poco la propria morsa.

Nei tempi più recenti la valle ha intrapreso un percorso di sviluppo turistico sostenibile potenzialmente capace di valorizzare le risorse del territorio attirando flussi turistici interessanti e offrendo nuove opportunità occupazionali. A nuove forme di ricettività e nuove proposte di animazione o valorizzazione territoriale si sta affiancando la riscoperta di quegli antichi mestieri legati alla montagna, rivisti e modernizzati.

Diversi giovani sono tornati alle malghe, nelle stalle o si dedicano ad alcuni dei comparti agricoli presenti, come quello lattiero-caseario, ortofrutticolo, nocicolo-castanicolo, ittico, cerealicolo, viticolo, apistico e dei piccoli frutti. L’industria e l’artigianato continueranno inevitabilmente ad essere i comparti trainanti dell'economia, ma a questi si stanno affiancando nuovi mestieri nell’ottica di creare “un mix sostenibile e un equilibrio di attività che riescano a contrastare il lungo periodo di stagnazione creando nuove possibilità occupazionali, soprattutto per le nuove generazioni”, come affermato in una recente indagine socio-economica.

E proprio sui giovani si sta cercando di investire soprattutto per contrastare fenomeni comuni ad altre vallate alpine come l’invecchiamento della popolazione e lo spopolamento dei paesi, soprattutto quelli di mezza costa. “Stiamo registrando cali in termini numerici nelle nostre classi. Analizzando le prospettive, per esempio, nel 2021/2022 a Storo potremo avere una sola classe elementare, contro le due che solitamente animano il plesso”, spiega Fabrizio Pizzini, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo del Chiese. “Accanto al calo delle nascite registriamo un indebolimento anche nella partecipazione, fenomeno che condividiamo anche con altre realtà”, prosegue il dirigente.

Ad animare le comunità ci pensano, però, molto spesso le associazioni, cuore pulsante di tanti paesi.

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