L’apidologo Paolo Fontana

L’apidologo e apicoltore Paolo Fontana

Innamorato della natura, l’apidologo mette in campo quotidianamente le sue conoscenze per tutelare le api, l’apicoltura e l’ambiente. “Le api sono fondamentali per l’ecosistema e per la riproduzione delle piante”.

Paolo Fontana, qual è il tuo mestiere?

Sono ricercatore presso la Fondazione Mach di San Michele all’Adige, da tanti anni mi occupo di insetti ma dal 2009 il mio lavoro è esclusivamente l’apidologo.

Cosa significa apidologo?

È una parola composta da “api” e da “logo”, che sta a indicare colui che studia le api.Ti piace il tuo lavoro?Tantissimo, è un lavoro molto diverso dai campi di ricerca che avevo sviluppato in passato e che mi mette in contatto con tante persone, non solo con gli organismi che studio.

Qual è lo scopo di un apidologo?

Gli scopi possono essere tanti, io posso dirvi quali sono i miei: sono innamorato della natura, della vita e anche della storia dell’uomo e delle sue capacità professionali, quindi per me fare l’apidologo significa conoscere le api in modo più approfondito possibile, conoscere l’apicoltura, che è un’attività umana antichissima, e fare in modo di tutelare le api, l’apicoltura e l’ambiente. Non sono obiettivi semplici ma giorno dopo giorno provo a dare il mio contributo.

La classe I B della scuola media dell’Istituto Salesiano “Maria Ausiliatrice” di Trento

Le api ti hanno appassionato fin da quando eri piccolo?

Sì, fin dalla scuola materna ero appassionato di insetti e di animali ed ogni giorno quando tornavo a casa la mia mamma mi perquisiva perché nelle tasche avevo ragni, chiocciole e insettini di ogni tipo. La mia prima passione sono stati gli insetti in genere, poi frequentando l’università di Padova appena ho avuto modo di scoprire qualcosa in più sulle api mi sono subito innamorato di loro e dopo la prima lezione di apicoltura stavo già costruendo un’arnia…

In un alveare quante api ci sono circa?

Un alveare è una società di insetti dalla vita limitata, che può essere di poche settimane o di 6 mesi a seconda del momento dell’anno in cui nascono. In questo momento stiamo uscendo dall’inverno quindi potrebbero esserci circa 15/20mila api, ma in primavera avanzata ce ne saranno più di 50 mila.

Cos’ha di speciale l’ape regina?

Fa qualcosa che le altre api non possono fare: è l’unica in tutto l’alveare che può deporre le uova, quindi è la madre di tutte le api che vi vivono. Per questo motivo i francesi, che dopo la rivoluzione non amano le regine, preferiscono chiamarla “ape madre”, perché l’ape regina non comanda, ma è uno strumento dell’alveare.

Perché le api sono così importanti per l’ecosistema?

L’ape da miele è importante perché vive di polline e di nettare e quindi garantisce l’impollinazione delle piante più diffuse nel nostro pianeta. Le api sono fondamentali per l’ecosistema e per la riproduzione delle piante, le quali servono a produrre l’ossigeno che respiriamo ma anche per mettere in moto le catene alimentari.

Come fanno le api a comunicare tra loro?

Hanno tanti modi, utilizzano suoni, vibrazioni e posture. Ma soprattutto ogni ape emette un odore che indica qual è il suo ruolo; questi odori sono percepiti da tutto l’alveare e insieme danno un’immagine complessiva della colonia.

Paolo Fontana

Come fanno le api a trasformare il nettare in miele?

Con un processo chimico, attraverso gli enzimi che trasformano il nettare nella borsa melaria della loro pancia, quindi l’ape andando nell’alveare passa bocca a bocca il nettare ad un’altra ape che lo digerisce anche lei e lo mette in una celletta. Lì il miele, molto liquido, viene deumidificato con un vortice d’aria creato dalle api stesse finché non contiene meno del 18% di acqua, in modo che si possa conservare praticamente all’infinito.

Cosa si fa oggi per tutelare le api?

L’uomo è consapevole che le api con la loro attività mantengono viva la biodiversità e che un terzo di quello che mangiamo deriva dal lavoro di insetti impollinatori. Inoltre siamo da sempre affascinati dal modo di vivere delle api, sia per l’organizzazione interna agli alveari, sia per il fatto che basano la loro esistenza nutrendosi di altri organismi ma senza danneggiarli, anzi garantendone la sopravvivenza. Noi sappiamo che le api ci servono per vivere, sono un esempio virtuoso di rapporto con l’ambiente e di vita collettiva, quindi tanta gente si sta impegnando tantissimo per i problemi delle api e noi apidologi diamo il nostro piccolo contributo. Anche voi potete darlo, mangiando il miele e acquistando alimenti e prodotti che per essere creati non abbiano danneggiato le api.

Intervista a cura della classe I B della scuola media dell’Istituto Salesiano “Maria Ausiliatrice” di Trento


Nome: Paolo

Cognome: Fontana

Segni Particolari: dal 2009 entomologo presso la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, presidente della World Biodiversity Associacion, apicoltore

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