Covid-19 sconvolge gli equilibri mondiali

L’esodo siriano (archivio Sir)

Fioriscono ai tempi del coronavirus frasi consolatorie del tipo “nulla sarà più come prima” o “ne usciremo migliori” e così via. Ma è proprio vero? Al di là della cortina fumogena provocata dall’ossessiva attenzione che viene dedicata alla grande “peste” del Covid-19 e alla legittima speranza di uscirne ancora più forti, la realtà del mondo che ci circonda non offre appigli di grande speranza. In effetti dalle striminzite notizie che si leggono sui nostri giornali o sulla stampa specializzata nulla sembra cambiato all’esterno dei nostri confini.

In Libia continua imperterrito l’assalto, anche con lancio di missili contro Tripoli da parte del generale Khalifa Haftar, il boss di Bengasi. I miliziani magari indossano la mascherina antivirus, ma imbracciano le armi contro i propri concittadini tripolini in questa sanguinosa guerra civile. Riprendono di conseguenza, dopo una breve pausa dovuta al timore di contagio in Europa, i viaggi dei disperati verso le nostre coste in fuga dai lager libici. Né la situazione migliora in Siria, nella zona di Idlib al confine sud della Turchia, o nel più lontano Yemen aggredito dall’Arabia Saudita, anche se in entrambi i casi si stanno faticosamente sperimentando precari cessate-il-fuoco, destinati a saltare al primo incidente.

In tutto il mondo, quindi, i conflitti in corso non si affievoliscono per la sola ragione che siamo tutti toccati dalla grande pandemia. Ma certamente Covid-19 sta accelerando la modifica degli equilibri fra gli stati, un fatto che si stava già manifestando da qualche tempo. Così, ad esempio, la Russia apparentemente quasi indenne dall’infezione, si affretta ad inviare mascherine e attrezzature mediche in Italia e in altri paesi dell’UE, allo scopo non proprio innocente di aumentare la propria influenza sull’Europa. Di qui la risposta immediata del segretario di stato americano Mike Pompeo, che si dichiara pronto ad aiutare l’Italia con aiuti finanziari massicci. Né tanto meno disinteressato è l’analogo soccorso della Cina che, dopo avere lasciato diffondere l’epidemia nell’iniziale silenzio del regime, intravvede ora la possibilità di riprendere il proprio disegno strategico di nuova “via della seta”, destinato nelle intenzioni di Xi Jinping a distaccare l’Europa dagli Stati Uniti e dalla Russia. Una preoccupazione, questa, espressa dalla Commissario UE alla concorrenza, Margrethe Vestager, che mette sull’avviso i paesi dell’Unione a non cedere servizi e imprese sull’orlo del fallimento al grande potere finanziario cinese. Insomma siamo nel pieno di un grande gioco geopolitico destinato a mettere in forse i vecchi equilibri mondiali, nel quale una delle entità perdenti potrebbe essere la stessa UE.

Ecco, infatti, di nuovo chiamati in causa il ruolo e la responsabilità dell’UE che, oltre al notevole pacchetto di misure economiche per i paesi membri in difficoltà, dovrebbe avere la forza di difenderci dall’influenza e dagli appetiti esterni. Un’Europa di solidarietà, che come affermato con straordinaria forza da Papa Francesco nella sua omelia pasquale, punti a salvaguardare il proprio patrimonio: “è quanto mai urgente, soprattutto nelle circostanze odierne, che le rivalità non riprendano vigore, ma che tutti si riconoscano parte di un’unica famiglia e si sostengano a vicenda. Oggi l’Unione Europea ha di fronte a sé una sfida epocale, dalla quale dipenderà non solo il suo futuro, ma quello del mondo intero. Non si perda l’occasione di dare ulteriore prova di solidarietà, anche ricorrendo a soluzioni innovative. L’alternativa è solo l’egoismo degli interessi particolari e la tentazione di un ritorno al passato, con il rischio di mettere a dura prova la convivenza pacifica e lo sviluppo delle prossime generazioni”.

Un messaggio di enorme spessore, che attribuisce all’UE il compito di salvaguardare il suo disegno originario di campione del multilateralismo e della democrazia. Quindi, più che pensare ad uscire migliori da questa crisi pandemica, è necessario che gli europei si impegnino a difendersi dai danni indiretti di Covid-19 e a combattere le forze interne ed esterne all’UE, che ne vorrebbero la disgregazione

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