Chi condivide sazia la fame

Domenica 2 agosto – Domenica XVIII° anno A

Is 55, 1-3; Sal.144; Rm 8, 35. 37-39; Mt 14, 13-21

Nell’attuale situazione i Paesi occidentali vivono generalmente in un clima di grande sazietà, tanto che è facile dimenticare, anche da parte degli anziani, gli anni della guerra in cui si mangiava poco e male.

Questo clima di benessere diffuso, segnato dal superfluo, ci impedisce di sentirci davvero partecipi della tragedia della fame che falcidia intere popolazioni in Africa, in Asia e in America Latina. E le cose non cambieranno di certo fino a quando un sistema iniquo e ingiusto permetterà ad un terzo degli abitanti della terra di accaparrarsi oltre il settanta per cento di tutte le risorse disponibili. Ogni giorno quarantamila bambini muoiono di fame.

Anche l’attuale ondata migratoria deriva in gran parte da questo state di cose. Un forte individualismo, che serpeggia anche tra cattolici praticanti, porta a un marcato disimpegno dai problemi del mondo tirando in campo, velenosamente, la giustificazione che «da quelle parti manca la voglia di lavorare».

Tempo fa a Roma il gruppo di S. Egidio, noto per il suo impegno contro la povertà e per restituire dignità a ogni persona, fu messo sotto accusa per aver affisso alla porta della chiesa un manifesto che elencava alcuni dati sulla miseria del nostro pianeta. Quel manifesto andava tolto perchè creava disagio a chi partecipava alla Messa domenicale. Sarà un caso limite? Forse, ma sta di fatto che molti gruppi di Giustizia e Pace trovano poca accoglienza in troppe parrocchie. La situazione che viviamo rischia di trasformare il Vangelo in un bel racconto edificante, una gustosa favola che ci fa sentir bene, dimenticando però Gesù, che prima di annunciarlo lo ha vissuto fino in fondo. Anche noi siamo un po’ come i discepoli che nel brano evangelico di questa domenica consigliano Gesù: «Congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». (Mt 14,15)

Insomma, chi ha fame deve arrangiarsi, affrontando i problemi con le sue forze. Gesù però, con la sua risposta, fa notare che nessuna persona vive di sole cose materiali; c’è bisogno di cibo per la fame fisica, ma anche di condividere la propria presenza e la parola per la fame spirituale. La condivisione del pane, stando insieme, sazia anche quest’ultima. Nel capitolo precedente il Vangelo racconta del banchetto di Erode che termina con l’uccisione del Battista. Così succede nei palazzi dei potenti, pochi festeggiano e danzano sulla morte di chi per loro non conta niente.

Al banchetto di Gesù trionfa invece la vita, viene sconfitta la tentazione di guardare solo a se stessi: «Date loro voi stessi da mangiare». Che potrebbe significare: diventate cibo per chi ha fame, cibo condiviso, parola e pane che sfamano e donano speranza e coraggio. Anche la parola è pane che nutre! Gesù non manda mai via nessuno. Amava così tanto fermarsi con gli altri e mangiare con loro che ha fatto di questo il simbolo dell’intera sua vita donandoci un messaggio meraviglioso: quando non ci sarò più a darvi il pane, a benedirlo, spezzarlo e condividerlo, voi incontratevi e mangiate di me, voi diventate pane per chi non ne ha.

Sta in questa solidarietà l’Eucaristia: mangiare il corpo di Cristo e diventare nutrimento per i fratelli. Staccare queste due azioni, andare a Messa e dimenticare gli altri, è compiere un atto di culto sterile che Dio rifiuta. (conf. Is. 1,16 s) Gesù non si chiama fuori dalle preoccupazioni e non lo può fare nemmeno il credente. E’ chiamato a interessarsi di tutto l’uomo, della sua infermità, della sua emarginazione, della sua fame appunto. Dio si prende cura di noi.

A noi tocca continuare la sua opera. E allora capiremmo che il vero miracolo non sta nel fatto che Gesù abbia moltiplicato il pane, ma nel fatto di aver cambiato il cuore delle persone. Ed è un miracolo che potrebbe ancora avvenire: se le persone mettessero in comunione quello che possiedono, tutti gli uomini e tutte le donne si sazierebbero. Oggi non manca il pane, manca l’amore.

Io, cristiano che ascolta la Parola di Gesù, che si nutre del suo corpo, mi impegno a vincere il mio individualismo? La mia comunità cristiana mette al centro del suo agire il Vangelo che impegna per la giustizia?

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