Addio a Stenghel, per lui alpinismo era solidarietà

Per tanti che l’hanno conosciuto e ora sono attoniti per la sua morte in Sardegna,  a seguito di una caduta questo pomeriggio mentre arrampicava sulla scogliere della Tavolara, Giuliano Stenghel aveva espresso tutto se stesso tra “Alpinismo e solidarietà”, come aveva denominato l’associazione da lui fondata.

Tra i più forti alpinisti trentini e istruttore del CAI, Giuliano detto “Sten” era apprezzato scrittore e protagonista di serate in cui richiamava ai valori più profondi della vita, narrando anche la personale esperienza che – dopo la morte della moglie Serenella – lo aveva spinto a promuovere una ONLUS per la raccolta di fondi per i bambini più poveri.

Anche il nostro settimanale ha riportato più volte la testimonianza della sua umanità e della sua fede, un dono per il quale si sentiva molto in sintonia con il più grande alpinista roveretano Armando Aste.

E alla morte di Aste, il primo settembre 2017, Giuliano Stenghel aveva dato alla radio diocesana e alla nostra redazione una dichiarazione che in queste ore assume un particolare valore: “Essere testimoni non è facile. Testimoniare non è facile, vuol dire anche mettersi in piazza, rischiare. D’altra parte una vita senza rischi è una povera vita e  anche una fede senza rischio è una povera fede”.

Stenghel concludeva il suo ricordo di Aste, con queste parole che oggi possono essere di conforto per chi lo piange: “Sono sicuro che Armando ha pregato per me e io prego per lui. Ci sono momenti in cui si viaggia in compagnia, poi ci sono momenti più difficili, ma l’importante è la direzione verso cui si viaggia. Armando ha sempre guardato la stella che è Dio e ora sono certo che è con Lui”.

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