Tita Piaz, il “diavolo delle Dolomiti”

Tita Piaz, visto da Giorgio Romagnoni, nelle nostre “Vite Trentine”

Giovanni Battista Piaz, detto Tita, nasce a Pera di Fassa, il 13 ottobre del 1879, da una famiglia di umili origini.

A non ancora vent’anni, nel 1897 Tita Piaz entrò nella storia dell’alpinismo per la scalata in solitaria della Torre Winkler e l’ascesa in solitaria di Punta Emma. Protagonista di numerose imprese come la scalata al campanile Toro nel 1906, la scalata alla Torre Ovest del Totenkirchl nel 1908 e l’arrampicata allo spigolo Nord-Est dello Schenon nel 1926, acquisì ben presto il soprannome “diavolo delle Dolomiti” e divenne uno dei più conosciuti alpinisti italiani.

Ha aperto una cinquantina di nuove vie tra cui 32 in Val di Fassa, 16 sulle Dolomiti orientali e 2 nel gruppo del Kaisergebirge, tra cui la Via Maria, aperta nel 1926 e dedicata alla sorella Maria Piaz detta “la mare del Pordoi”.

Durante il periodo fascista venne più volte arrestato come oppositore del regime: nel 1930 trascorse alcuni giorni in carcere a Trento con l’accusa di sovversivo, mentre nel 1944 fu imprigionato dai nazisti per nove mesi nel carcere di Bolzano.

Piaz ha svolto per anni l’attività di guida alpina ed è noto per aver inventato la tecnica di “discesa in corda doppia”, invenzione contesa con Hans Dulfer. Fu sindaco, nell’immediato dopoguerra, del Comune di Pera di Fassa, e anche apprezzato poeta e scrittore in lingua ladina fassana. Morì nel 1948 a causa di un banale incidente in bicicletta nella piazza del suo paese.

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