Il potere va rispettato, non idolatrato

Domenica 18 ottobre 2020 – XXIX domenica anno A
Dopo le parabole raccontate da Gesù i farisei e gli anziani del popolo si infuriano contro di lui, perché aveva dimostrato che erano lontani dal Regno di Dio, vale a dire dal progetto che Dio aveva per loro e per l’umanità. Il brano del Vangelo di oggi presenta farisei ed erodiani alleati contro Gesù per cercare di costruire almeno un argine alla sua autorità. Stava infatti conquistando le folle. E dunque gli tendono un’insidia. Ma iniziano la loro interrogazione con un elogio bellissimo, vero, fatto a Gesù: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità… e non guardi in faccia ad alcuno». (Mt 22,16)
Gesù non cade nel tranello e li chiama «ipocriti», persone che vogliono conoscere per imbrogliare. Chiedono se è lecito o no pagare il tributo a Cesare. Gesù si fa portare una moneta chiedendo di chi è l’immagine che vi è impressa. L’immagine era dell’imperatore. Quindi risponde con la frase diventata celebre: «Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».
L’evangelista Matteo vuol mettere subito in chiaro che il rapporto tra Dio e Cesare non è sempre pacifico. Guardando alla storia è possibile rendersi conto dei conflitti che pongono l’uno contro l’altro. Quando si nega la dignità delle persone, quando si costruiscono muri contro i più sfortunati, quando si invoca il nome di Dio e non si considerano gli uomini suoi figli e quindi fratelli, Cesare si pone contro Dio, cancellando la sua immagine nell’uomo.
Il potere, sia esso politico, economico, militare o religioso non può imprimere la sua immagine nell’uomo, crearlo a sua somiglianza. Ciò vuol dire che «ogni generazione cristiana deve chiedersi, nella situazione concreta in cui si trova, se possa continuare a dire «Dio e Cesare» o se deve imparare a dire «Dio o Cesare», o addirittura «Dio contro Cesare». (P. Ricca). Ma detto questo va riconosciuto che nella sua risposta Gesù riconosce a Cesare il diritto di esistere e che bisogna fare i conti con lui.
Lo Stato con le sue istituzioni e le sue leggi va preso sul serio. Non si può, nemmeno in nome della religione, venire meno a questo rispetto: esiste una comunità civile della quale facciamo parte come cittadini e alla quale dobbiamo dare il nostro apporto, che fra gli altri comprende anche il dovere di pagare le tasse. Gesù se la prende «contro l’allegra e continua evasione fiscale praticata senza pudori da molti cristiani soprattutto benestanti. La sua è anche una denuncia di tutte le tendenze spiritualiste… che invitano il cristiano a rinunciare a ogni impegno sociale per strutture giuste e pacifiche….» (G. Ravasi)
In sintesi possiamo dire che Gesù invita al rispetto per ogni autorità, religiosa e civile. Vanno ascoltate. Ma esse non possono considerarsi idoli davanti ai quali l’uomo debba abdicare alla sua coscienza e alla sua intelligenza. Gesù desacralizza ogni potere. L’immagine che l’uomo porta in sé e quella di Dio. Se la sostituisce con quella di Cesare la sua salvezza sarà quella che può dare un uomo, anche potente, ma sempre uomo. Chi porta in sé l’immagine di Dio riscopre l’impronta di Dio in tutte le cose, riscopre e vive per Dio e per il prossimo.

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