Comunità di Bose, entro il 16 febbraio l’ex priore Bianchi dovrà trasferirsi

Fratel Enzo Bianchi

La Comunità monastica di Bose dovrà interrompere “a tempo indeterminato” i legami con la Fraternità Monastica di Cellole. La comunità di Cellole non può essere considerata in alcun modo come “Fraternità della Comunità Monastica di Bose” e a fr. Enzo Bianchi sarà ceduto in comodato d’uso gratuito il complesso di immobili di Cellole dove si trasferirà entro e non oltre martedì 16 febbraio.

Si “chiude” così la questione di Bose e di Enzo Bianchi secondo quanto deciso dal delegato pontificio, padre Amedeo Cencini, e comunicato oggi per “rendere noto il mutato status della già ‘Fraternità monastica di Bose a Cellole, al fine di evitare qualsiasi confusione e ambiguità in merito”. Nella nota, il delegato pontificio riassume la vicenda e ricorda che in un Decreto del 13 maggio 2020, firmato dal cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, e approvato da papa Francesco, la Santa Sede disponeva, tra l’altro, che Enzo Bianchi si ritirasse dalla Comunità Monastica di Bose entro e non oltre il termine di dieci giorni dalla data di notifica del medesimo Decreto (avvenuta il 21 maggio 2020) e si trasferisse per un tempo indeterminato e senza soluzione di continuità, in un Monastero o altro luogo.

Il delegato pontificio prende atto che sono “trascorsi ormai più di otto mesi dalla data in cui Fr. Enzo Bianchi avrebbe dovuto eseguire quanto disposto dal Decreto, che aveva accettato per iscritto”. Dopo “non pochi tentativi volti a rendere più agevole a Fr. Enzo Bianchi l’obbedienza al Decreto” e “tenendo conto delle esigenze da lui espresse, nel rispetto della giustizia e, soprattutto, della sofferenza di tutte le persone coinvolte”, lo scorso 4 gennaio il Delegato Pontificio ha preso una serie di decisioni, “dopo aver sentito il Priore di Bose, Fr. Luciano Manicardi, consultato mons. Alberto Silvani, vescovo di Volterra, nella cui Diocesi si trova la Fraternità Monastica di Bose a Cellole, e dopo aver ricevuto il benestare del cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato”.

Da qui la richiesta per decreto alla Comunità monastica di Bose di “interrompere a tempo indeterminato i legami con la Fraternità Monastica di Bose a Cellole” e il divieto alla comunità di Cellole di utilizzare i nomi di “Fraternità Monastica di Bose”.

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