Che il pane possa sfamare davvero tutti

PESCIOLINI DI GENEROSITà Il passo del Vangelo di oggi è per noi molto speciale, perché dà il nome al calendario da colorare “Due piccoli pesci”, che si lega a “Cinque pani d’orzo”, dedicato gli adulti, e lo completa con la versione per i piccoli di casa. Ma perché l’abbiamo chiamato così? Perché, proprio come ci insegna questo episodio, è anche grazie alla generosità di un piccolo che il grande miracolo della condivisione può avvenire. Quindi grazie a tutti voi, bambini e bambine, che ci insegnate ad essere generosi. Voi piccoli spingete noi adulti ad abbassarci al vostro livello! Chinandoci ad ascoltare le vostre piccole voci, ci inchiniamo davanti alla vostra autenticità, alla vostra grande sete di Verità. Consiglio creativo: prova a ricoprire i pesciolini di tanti piccoli pezzetti di carta per ricreare l’effetto delle squame – i coriandoli che rimangono dentro la bucatrice per fogli sono perfetti! (illustrazione di Lorena Martinello)

Oggi la liturgia ci propone il Vangelo della moltiplicazione dei pani. Credo, però, sia meglio chiamarla condivisione dei pani e dei pesci.

Gesù chiede di mettere insieme quello che ognuno ha, di aprire il cuore, prima delle sporte. Ma noi, ammalati di miracolismo, pensiamo che i «segni» (così li chiama Giovanni) che Gesù compie, siano gesti prodigiosi.

Nelle guarigioni dei malati, è senz’altro possibile vedere un miracolo, che dobbiamo prima di tutto cercare nell’attenzione e nell’amore di Gesù verso i sofferenti. Non ignora mai i malati. La religione in cui era stato educato, invece, li considerava come persone peccatrici, da tenere lontano più che da accogliere. Le considera in qualche modo peccatrici e castigate da Dio. Lo spiega con chiarezza l’episodio del cieco nato e la risposta che Gesù dà a chi voleva vedere ad ogni costo un peccato commesso da qualcuno, per spiegare così il motivo per cui quella persona era nata non vedente (Gv 9,1-41). La grandezza di Gesù sta nel prendersi cura delle ferite dell’uomo, mostrarsi misericordioso, non giudicare, non rifiutare, ma piuttosto chinarsi su ogni sofferenza per dare speranza.

Nel Vangelo di oggi Gesù vede la folla che lo segue e chiede subito a Filippo come sfamarla. Ma Filippo non lo sa. E nasce una specie di passaparola per fare giungere a Gesù una piccola notizia. Che cioè lì, in mezzo a tanta gente, «c’è un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci». Quasi niente. Gesù chiede che gli vengano portati, rende grazie a Dio, il vero padrone dei pani, il vero donatore, e ordina che si distribuiscano.

I pani non condivisi non saziano, perché ci attaccano addosso la fame dei poveri che vorremmo affogare in un tripudio di spreco e di spazzatura. Niente deve andare perduto, quindi va raccolto tutto quello che avanza. Gesù si pone radicalmente contro la cultura del gettar via, «che ha prodotto il disastro ecologico e antropologico, che marca come un sigillo la nostra civiltà», come ha scritto la storica e teologa Anna Carfora.

Andiamo fieri di una civiltà, che produce scarti umani, rifiuti-persona. Tratta da spazzatura milioni di donne e uomini. Quelli che non ce la fanno, quelli che vivono ai margini, che sono considerati un peso, ma anche quelli che non vogliono accettare i ritmi imposti, o non accettano di passare sul corpo degli altri per restare in gioco, sono gli avanzi che è venuto a raccogliere Gesù. Questa è la buona notizia, è il lieto annuncio!

Se da una parte c’è un mondo che vuole accaparrarsi ogni cosa, dall’altra c’è la mano di Dio che si apre: «Tu apri la tua mano e sazi la fame di ogni vivente» (Sal 145,16). Dio vede ogni fame, perché anche noi la possiamo vedere: fame di cibo e di vestiti, fame di scuola e di medicine, fame di dignità, di accoglienza e di giustizia.

Quando ci accostiamo all’Eucaristia dovremmo tenere ben presente che spetta a noi, sfamati dal dono di Dio, continuare a spezzare e condividere, perché il pane possa sfamare tutti, nessuno escluso.

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