“La Bisca”, storia di un amore per la musica che a Caldonazzo dura da più di novant’anni

La Bisca negli anni Cinquanta

Nel 1970, Romano Ianeselli scriveva così: “In un paese allegro del Trentino / un bel dì nacque un complessino / trombe e chitarre suonano a prima vista, / e lì fu dato il nome de ‘la Bisca’”.

Questa e altre testimonianze legate al complesso musicale “la Bisca” sono raccolte nel volume “La Bisca” nel 90° dalla fondazione, edito nel dicembre del 2020 da Publistampa.

Il volume, curato da Beppi Toller, Waimer Perinelli e Roberto Murari del Centro d’Arte “La Fonte”, è frutto di un lavoro durato due anni e sostenuto dall’amministrazione comunale di Caldonazzo e dalla Cassa Rurale Alta Valsugana.

Come racconta Beppi Toller, “la Bisca” nasce in un inverno “freddo e nevoso” del 1930 da un gruppo di amici guidati dal diciottenne Davide Murari. Tutti sono accomunati dalla passione per la musica, molto diffusa tra i caldonazzesi: decidono quindi di trovarsi davanti al fuoco per suonare mandolini, chitarre e fisarmoniche.

Il volume è nato grazie al contributo di Roberto Murari, che per anni ha conservato e catalogato tutti gli articoli, le poesie, le fotografie e le testimonianze riguardanti “la Bisca”.

La copertina del libro sulla storia della Bisca di Caldonazzo

Rispetto ad altri complessi musicali, quello caldonazzese nasce sin da subito con una struttura informale. Prende forma, come suggerisce il suo stesso nome, con l’intento di “essere musicalmente impegnata ma più scanzonata, forse anche trasgressiva”, come scrive Perinelli. Il gruppo di amici, la sera, sveste quindi i panni di artigiani, contadini e impiegati per diventare semplicemente musicisti, dapprima solo nelle case private, e poi invece anche in pubblico, nelle feste e nelle sagre di paese.

La figlia del musicista Umberto Mattalia ricorda che il padre, prima di uscire per andare a suonare con gli amici, si rivolgeva a sua madre dicendo semplicemente: “Oggi vado con i biscazzieri”.

È legata a “la Bisca” anche la sindaca di Caldonazzo, Elisabetta Wolf, che a 14 anni ha trovato “rifugio” nel circolo di via Mazzini, dove Mattalia si esibiva con i “biscazzieri”. Amante del violino, Wolf è stata invitata – prima donna in assoluto – a far parte della compagine musicale. “Oggi che insegno musica ad altre ragazze e ragazzi – scrive Elisabetta Wolf nel libro – sento di dover ringraziare il Maestro Mattalia per avermi lasciato in eredità la sua passione, per avermi aperto l’astuccio del suo violino inebriandomi del profumo della musica, di quell’essenza di pece e di canfora, un odore buono che sapeva di nonno e che ancora è impresso vividamente nella mia memoria”.

La storia del complesso, lunga 90 anni, dura tutt’ora: nel 2018 un gruppo di persone ha scelto di ricostituirla, dandole il nome “Bisca Bis”. Oggi il complesso è composto da Mario Castagnoli, Paolo Zanghellini e Silvano Rigon al mandolino. Ci sono poi Roberto Murari (mandola), Paola Giusti (violino), Fabio Casagranda e Ivo Andreatta (chitarra) e Giuseppe Fontanari (basso).

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