Distretto biologico trentino, un sondaggio conferma: c’è interesse per il tema

Sette Trentini su dieci hanno una conoscenza precisa e profonda del biologico, in molti acquistano spesso prodotti da agricoltura biologica perché ritengono così di portare sulle loro tavole cibo sano e di qualità, compiendo una scelta che risponde a un bisogno di benessere personale, più che genericamente attenta all’ambiente.

Così, in sintesi, il sondaggio condotto dall’agenzia XYZ Field di Caderzone Terme fotografa il rapporto tra i Trentini e i prodotti dell’agricoltura biologica, presentato questa mattina presso la sede del WWF del Trentino, presenti, oltre ai curatori dell’indagine Federica Sacchi e Paolo Davide Rossi, anche i rappresentanti del comitato che ha promosso il referendum del 26 settembre sul distretto biologico trentino.

Ma, attenzione, ha precisato Rossi, nessuna delle domande sottoposte tra il 27 e il 30 agosto scorsi a un campione scientificamente rappresentativo della popolazione votante trentina – 600 individui suddivisi per età, genere e area di residenza – riguardava direttamente il referendum. Si è trattato piuttosto di una verifica del “sentimento” della popolazione trentina, della città e delle valli, verso il tema del biologico. Emerge grande interesse per l’argomento, come dimostra anche la forte partecipazione al sondaggio stesso, che ha fatto registrare un bassissimo tasso di rifiuto.

Per i promotori del referendum propositivo che chiede alla Provincia Autonoma di Trento di promuovere con gli opportuni atti amministrativi e legislativi la nascita di un distretto biologico su tutto il territorio agricolo provinciale, puntando quindi con decisione, anche se con gradualità, sulla coltivazione, l’allevamento, la trasformazione, la preparazione alimentare e agroindustriale dei prodotti agricoli prevalentemente con i metodi biologici, si tratta di un esito incoraggiante. “Il sondaggio ci conferma quanto abbiamo percepito in queste settimane promuovendo la conoscenza del referendum”, osserva il presidente del Comitato promotore, Fabio Giuliani. “Mi sento di dire che c’è una predisposizione verso una scelta favorevole al referendum, dovuta alla necessità di cambiamento di molte persone, complice forse la pandemia. C’è voglia di un cambiamento del modello di sviluppo”.

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