L’amore degli sposi e il progetto di Dio

VITE ANNODATE Nella nostra quotidianità esistono nodi di tutti i tipi: ci sono nodi bloccanti e nodi scorsoi, nodi che servono per congiungere due cime e nodi che rendono bella una cravatta, nodi che formano tappeti e maglioni, nodi che tengono ferma una barca e altri che permettono di proseguire alla conquista di una vetta. C’è un nodino che ci stacca dalla mamma appena veniamo alla luce. E poi c’è il nodo che si forma fra due persone con il sacramento del Matrimonio: un legame eterno, che non stringe ma anzi permette ad entrambe le parti di continuare a crescere, sapendo di non essere più sole, con la forza dello Spirito Santo. È un nodo benedetto! Consiglio creativo: procurati un manuale di nodi in biblioteca e cerca il nome del nodo rappresentato nell’illustrazione. Se invece hai la fortuna di essere scout, saprai già la risposta!

DOMENICA 3 OTTOBRE 2021 – XXVII TEMPO ORDINARIO – ANNO B

Gn 2,18-24 – Eb 2,9-11 – Mc 10,2-16

È commovente rivedere le fotografie di tanti sposi che celebrano i loro anniversari di matrimonio: venticinque, cinquanta anni o più di vita insieme, sentire i loro racconti densi di gioia e di serenità, ma anche di fatiche e criticità, superate perché nella persona che è loro accanto, sperimentano l’azione di Dio che fa vincere la solitudine e rimane accanto a chi ama in una fedele solidarietà.

Mi passano per la mente tanti racconti, dove non tutto scorre sempre senza intoppi, ma dove, per dirla con Antonio Thiellung, sposi e amanti hanno saputo litigare «tenendosi per mano». Sono donne e uomini che hanno voluto «investire nel rischio della speranza».

Mi affascina la poesia che Eugenio Montale dedica alla moglie morta: «Ho sceso dandoti il braccio almeno un milione di scale / e ora che non ci sei è il vuoto a ogni gradino…/ Con te le ho scese perché sapevo che di noi due / le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate / erano le tue». Ecco perché è davvero coinvolgente ascoltare anche i racconti di coloro che hanno sperimentato il dolore o il distacco dalla persona amata e hanno continuato a cercare quella pienezza di vita che solo l’amore può dare. Chi ama non è mai lontano da Dio!

Ma il matrimonio, lo sappiamo bene, è, soprattutto ai nostri giorni, realtà fragile e precaria. Può davvero essere «riflesso dell’unione tra Cristo e la sua Chiesa»? (Amoris Laetitia, 292). La risposta che dà Gesù di Nazareth può sembrare (quasi) impossibile da realizzare: Gesù sa che il «per sempre» è insito all’amore, perché «nella stessa natura dell’amore coniugale, vi è l’apertura al definitivo» (A.L. 123). E infatti per lui il matrimonio va collocato in un progetto che Dio aveva fin dall’inizio, quando «Dio li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola…» (Mc 10,6-8). L’inizio appartiene a Dio, che da subito prende in considerazione la solitudine dell’uomo, per il quale è impossibile trovare una creatura in grado di fargli compagnia. Per questo Dio crea la donna e gliela conduce accanto (cfr. Gen. 2,18-22). Qui è espressa in modo sublime l’opera di Dio: unire, ciò che è diverso, mettere in evidenza la complementarietà, portare a pienezza l’opera della creazione. L’uomo non può distruggere quello che Dio continuamente compie. «Separare è l’azione dell’uomo confuso, incapace di distinguere. Separare una cosa inanimata vuol dire dimezzarla. Separare un essere vivente vuol dire ucciderlo. Rompere l’unione tra maschio e femmina è uccidere la loro vita, che è l’amore. L’uomo che non ama, non è.» (Silvano Fausti: Ricorda e racconta il Vangelo).

Questo brano, così entusiasmante nel traguardo che tratteggia e a cui indirizza, è però anche duro da mettere in pratica, tanto da lasciare sgomenti gli ascoltatori. Il cristiano non può che fidarsi pienamente della Parola di Gesù, non può fare di meglio che ricorrere all’Eucaristia, «un rifornimento d’amore», grazie al quale invocare: «Facci fare, Signore, questa esperienza del tuo amore» e scoprire che gioiosamente l’amore può essere ferito, ma può anche risorgere sempre. (Arturo Paoli). C’è però un’attenzione da mettere in atto, per non meritare anche noi il rimprovero di Gesù ai farisei, che chiama «sepolcri imbiancati che caricano gli uomini di pesi insopportabili». Chi vive un amore sofferto, chi ha fatto grandi sforzi per salvare il matrimonio e non c’è riuscito, chi ha subito un abbandono ingiusto, chi ha contratto le seconde nozze in vista dell’educazione dei figli… (cfr. A.L. 298) deve essere guardato con uno sguardo di misericordia e, insieme con molti altri che vivono situazioni cosiddette “irregolari” «vanno integrati nella comunità cristiana nei diversi modi possibili» (A.L 299) perché sia rispettata la loro dignità e la libertà di Dio che agisce in tutti e per mezzo di tutti.

E secondo voi?
Mi lascio sorprendere dalla persona che amo, dalla sua libertà e, per certi versi, imprevedibilità?
Cosa penso dell’insegnamento della Chiesa circa il sacramento del matrimonio?

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